Perso il 20% dei distributori «Il settore è in grave difficoltà»

BELLUNO. Più di venti distributori belluesi hanno chiuso i battenti negli ultimi anni. Una moria che evidenzia la grave situazione che stanno vivendo i gestori delle pompe di benzina. Erano più di...
Un addetto alla pompa di benzina incrocia le braccia nel giorno dello sciopero dei benzinai a Roma 18 giugno 2014. ANSA/ANGELO CARCONI
Un addetto alla pompa di benzina incrocia le braccia nel giorno dello sciopero dei benzinai a Roma 18 giugno 2014. ANSA/ANGELO CARCONI
BELLUNO. Più di venti distributori belluesi hanno chiuso i battenti negli ultimi anni. Una moria che evidenzia la grave situazione che stanno vivendo i gestori delle pompe di benzina. Erano più di cento una decina di anni fa, ora sono appena un’ottantina. E molte sono le attività che traballano e il cui futuro è ancora incerto.


«Il settore è in grave difficoltà», esordisce il presidente di categoria di Confcommercio, Carlo Buratto, «sempre meno sono le persone che vogliono intraprendere questo tipo di attività, che, è bene sottolineralo, è poco remunerativa. I margini di guadagno sono sempre più risicati e così possiamo spiegare l’ecatombe degli ultimi anni».


L’ultimo a chiudere è stato il gestore del distributore in via Feltre. Al suo posto, a breve, nascerà un distributore “in ghost”, come si dice in gergo, vale a dire senza operatore: «In questo modo si tagliano tutti i costi vivi e così le società petrolifere potranno aumentare i loro introiti. Non è una notizia positiva, però, per chi ci lavora».


Sono sempre più gli impianti senza operatore. «Sono una decina in provincia», prosegue l’esponente della Confcommercio. «E credo che prenderanno piede sempre di più, perché nessuno vuole prendersi quest’onere sulle spalle. In qualche pompa c’è un gestore che però non fa servizio, ma solo la guardiania. La questione», aggiunge ancora Buratto, «è che chi resta, guadagna sulla quantità del venduto. Un tempo si vendevano 5-6 milioni di litri all’anno, adesso sono pochi gli impianti che fanno grandi quantità. Una buona parte dei guadagni, poi, vanno alla compagnia petrolifera e noi ci troviamo con un reddito lordo annuo di 30 mila euro se va bene. Come si vede sono cifre molto basse, che non permettono certo di vivere nell’agio».


Agli scarsi guadagni si aggiunge l’aumento delle spese, a cominciare da quelle con gli istituti di credito. «Abbiamo dei costi importanti anche per la gestione dei bancomat che il governo ci impone di tenere. Insomma, non è più conveniente fare questo mestiere», precisa Buratto.


«A breve», conclude, «ci sarà un incontro a livello ministeriale con i rappresentanti di categoria per discutere anche di questi temi e delle difficoltà a cui andiamo incontro ogni giorno di più. E in una provincia piccola come la nostra, con tutti i suoi disagi e le sue difficoltà dovute alla conformazione geografica, le difficioltà sono ancora più evidenti».
(p.d.a.)


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