«Perso il 40% del granturco A rischio i piccoli frutti»
BELLUNO. Cresce la preoccupazione degli agricoltori per il clima troppo caldo e secco di questi mesi che sta mettendo in grande crisi i loro raccolti, soprattutto di mais.
«Oltre alla diabrotica che sta mangiando le piante di granturco», dice il presidente di Coldiretti Belluno, Silvano Dal Paos, «ci troviamo a fare i conti con la siccità. Il gran caldo ha ormai compromesso oltre il 40% dei raccolti di questo cereale, mentre i danni si iniziano a contare anche tra le colture dei piccoli frutti e degli ortaggi: per le prime si parla di una riduzione di produzione di oltre il 20 per cento. E non è ancora finita».
La situazione è molto grave ma non si può fare niente, perché «quassù non siamo equipaggiati per l’irrigazione visto che non ne abbiamo mai avuto bisogno», prosegue Dal Paos. «Avremo bisogno di bagnare i nostri terreni, ma non possiamo farlo sia perché ci sono le ordinanze dei Comuni che invitano a non sprecare l’acqua e tenerla solo per uso alimentare e di igiene personale, e sia perché non siamo attrezzati per irrigare i campi. Dieci anni fa avevamo proposto di utilizzare i bacini delle vecchie cave a scopo di deposito idrico, ma non se n’è fatto più nulla. E ora ci troviamo che almeno fino al 17 agosto i laghi saranno pieni, ma poi la pianura richiederà acqua».
«Ma quello che mi spaventa», dichiara anche Massimo Collostide i cui campi di granturco quest’anno sono stati presi di mira da quel parassita devastante che è la diabrotica «è cosa succederà l’anno prossimo visto che sono molte le farfalle di questo insetto che vedo volare intorno ai miei terreni. Questo significa che con l’estate prossima saranno tutte larve e quindi insetti che amplieranno il loro raggio di azione. Servirebbe fare una sorta di disinfestazione a livello provinciale, perché altrimenti i trattamenti non servono a nulla se eseguiti nei singoli terreni».
Il problema resta complesso come spiegano gli agricoltori.
«Infatti, anche se volessimo prendere l’acqua per bagnare i campi, come si potrebbe fare visto che i nostri possedimenti sono tutti frazionati, non sono grandi e uniti come accade in pianura e quindi anche pensare di fare un impianto di irrigazione diventa difficile se non improponibile».
La preoccupazione sale. «Qui ci stiamo giocando tutta o comunque la gran parte della produzione di mais del Bellunese, se non viene un po’ di pioggia i danni non faranno altro che aumentare. Ormai quello che è stato perso non si recupera, ma ora i nostri sforzi devono essere convogliati per salvare quel poco che resta», conclude il presidente di Coldiretti. (p.d.a.)
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