Pescatori: basta accuse alla Provincia

Il presidente del Bacino 9 se la prende con chi ha presentato l’esposto ma ammette che servirebbero maggiori controlli
Di Alessia Forzin

BELLUNO. «È sbagliato prendersela con la Provincia, perché la pianificazione ittica viene fatta di comune accordo, con tutti i presidenti di bacino». Ferruccio De Poi è il presidente del bacino 9, “La Marmorata”. Pescatore attivo da 50 anni, non trova corretti gli attacchi che sono stati fatti nei confronti della Provincia, contro la quale Wwf, Comitato Acqua bene comune e associazione Liberi Pescatori Riuniti hanno presentato un esposto. Le accuse (rivolte anche a Regione e bacini di pesca 8 e 10) sono pesanti, perché si va dagli abusi che hanno recato grave danno al patrimonio ittico naturale e alla qualità delle risorse idriche, alla reiterata violazione delle norme comunitarie e nazionale, fino all’elusione delle misure di conservazione e l’omissione dei compiti istituzionali.

Accuse che De Poi non ritiene corrette. «È troppo semplice scaricare le responsabilità sugli altri (la Provincia, ndr), solo perché è caduta in disgrazia. È come sparare sulla Croce Rossa». E non risparmia l’associazione Pescatori riuniti: «I loro vertici non sono stati eletti, si sono autoproclamati, e per giunta sono rimasti nell’anonimato per mesi. Perché? Se vogliono prendere anche loro decisioni che riguardano la pesca, si candidino in un bacino. Io a fine anno lascio, hanno un’occasione».

Le immissioni di specie non autoctone. De Poi critica diversi punti dell’esposto presentato dalle associazioni, a partire dalle immissioni di specie non autoctone, come la trota fario e la trota iridea, che, in base alle direttive europee, non è immissibile negli habitat e nei corpi idrici naturali. «La vera trota dei nostri corsi d’acqua è la fario, non la marmorata», attacca il presidente del bacino 9. «Qualcuno ha deciso che la marmorata è autoctona e quindi meritevole di tutela, ma la fario è sempre esistita nei nostri fiumi e torrenti».

Le iridee, inoltre, «sono sempre state immesse nelle quantità previste dalla carta ittica provinciale». L’esposto, però, non contesta una violazione della carta, ma delle direttive europee, che la Provincia avrebbe violato consentendo l’immissione di specie non autoctone. «Ma non si creano danni all’ambiente», sostiene De Poi. «Le trote iridee vengono pescate nel giro di tre o quattro giorni dall’immissione, e a fine stagione viene monitorata la loro presenza. Se ce ne sono ancora (e non accade quasi mai), vengono prelevate». La trota fario, invece, «viene immessa nei torrenti ad almeno 300 metri dalle aste principali, dove arriva in numeri molto limitati».

«Le facciamo anche noi». De Poi non ha remore ad ammettere che anche il bacino 9 immette fario e iridee nei corsi d’acqua di sua competenza «ma solo dove la carta ittica lo consente», e ne spiega la ragione: «Ci sono pescatori che pagano una licenza, bisogna pur dare loro uno sfogo». Riassumendo: anche se si viola una norma comunitaria, non si creano danni all’habitat naturale, sostiene De Poi. «Inoltre per ogni iridea che immettiamo, siamo obbligati ad immettere tre marmorate e tre temoli. È un obbligo, noi lo facciamo, non so cosa facciano gli altri bacini».

Certo è, e qui De Poi conferma una carenza di controllo da parte della Provincia, che «non sempre vengono fatti i controlli al momento delle immissioni». E allora può anche capitare che qualcuno immetta qualche pesce in più.

La marmorata. La specie è autoctona, e tutelata come tale, ma secondo De Poi «non la faremo mai proliferare se non mettiamo a posto l’ambiente». Corsi d’acqua sempre più poveri, laghi prosciugati: non sono queste le condizioni ideali per la marmorata. Anche per questo «da 5 anni noi la facciamo pescare solo ai soci» (come fanno anche altri bacini in realtà), «ma non ha senso parlare di chiusura della pesca per questa specie. È come se già lo fosse, visto che ogni anno se ne possono pescare al massimo 5, e con una misura non inferiore ai 50 centimetri».

Le fario. De Poi è contrario alla loro sterilizzazione per evitare ibridazioni: «Abbiamo già manipolato fin troppo animali e ambiente, solo per il nostro tornaconto. Il rischio ibridazione non c’è, perché fario e marmorata hanno periodi diversi di fecondazione. Inoltre i veri pesci che ci sono nei nostri fiumi sono degli ibridi: la specie pura non è riuscito a ottenerla nessuno, la mescolanza fa bene alle specie. Credo vogliano sterilizzarle solo per fare bussiness».

I prelievi. «È sbagliato dire, come fanno alcuni presidenti, che ci sono pescatori che tornano a casa con i cestini pieni», spiega De Poi. «Ci sono dei limiti, se si va oltre è bracconaggio! Nelle manifestazioni e nelle gare di pesca si può pescare di più, ma in quelle occasioni i bacini effettuano delle immissioni di pesce adulto ad hoc, un chilo per ogni pescatore partecipante».

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