Pestaggio tra kosovari dopo il giudice di pace

BELLUNO. Botte da orbi. Dopo il processo dal giudice di pace va di scena la vendetta: due famiglie kosovare si sono affrontate in via Loreto a suon di calci e pugni. Cinque i feriti all’ospedale: chi con un naso rotto da operare, chi con le costole doloranti, chi con semplici escoriazioni.
Prognosi dai 4 ai 30 giorni per 5 feriti. Ieri è andata di scena la degenerazione di un clima già corroso tra due famiglie che si fronteggiano a suon di carte bollate per una questione di lavoro sfociata in minacce. Il presunto movente di questa giustizia fai da te, non poi così lontano nel tempo e oggetto del processo di ieri, è un’accusa di minacce a carico dei fratelli Rexhaj, imprenditori bellunesi con azienda di lavori boschivi, che mal hanno digerito il fatto che Valmir Shani si sia licenziato, sia andato in un’altra azienda, sia parte offesa e potenziale parte civile oggetto di risarcimento danni.
La resa dei conti è stata una “stragiudiziale violenta”: è iniziata verso le 10.30 in via Loreto, davanti al bar e alla fermata del bus. Il processo ieri non si è chiuso: l’accordo era vicino al risarcimento, ma la richiesta di riunione dei due procedimenti per altrettanti episodi di minacce, ha indotto al rinvio dell’udienza, che ha costretto i legali di Shani (l’avvocato Serrangeli) a non potersi costituire già ieri parte civile contro i due imprenditori difesi dallo studio Paniz.
Alle 10.30, quindi, gli Shani stavano tornando alla loro auto, una vecchia Opel blu: l’avevano parcheggiata davanti al bar di via Loreto, unico posto utile trovato prima per “volare” al processo nell’ufficio del giudice di pace, in via Segato. Valmir Shani, parte offesa all’udienza per le minacce subite, il padre Quazim e l’altro fratello più giovane sono stati visti correre in via Loreto e altrettanto di fretta vengono visti infilarsi nell’auto. Dietro avevano almeno quattro individui della famiglia Rexhai che li seguivano furiosi: i due imputati Rizha e Shani Rexhaj, un terzo fratello Buran e il figlio di Rizha. I tre Shani quasi non hanno avuto il tempo di salire sulla Opel e chiudere le portiere, che i Rexhaj hanno aperto la vettura: ha preso vita così un pestaggio senza precedenti, continuato in strada, perchè gli occupanti della Opel, dopo i primi colpi ricevuti, si sono ritrovati fuori dall’abitacolo. Calci e pugni, spintoni, urla in una lingua straniera che gli astanti, attoniti, non comprendevano, visi insanguinati: un quadro di violenza che ha sbalordito passanti, avventori del bar, negozianti della zona, impiegati di studi legali e di agenzie lungo la via, gli avvocati. Tutti in strada.

«Ho sentito delle urla e pensavo agli schiamazzi del solito gruppo di ragazzi che frequenta il marciapiede», spiega un testimone. «Quando ho capito che si stavano menando, ho chiamato polizia e carabinieri». «Ho cercato di separarli», raccontano dalla gioielleria Piaz, dall’altra parte della strada, «perchè quelli si ammazzavano».
I testimoni hanno urlato «Basta, basta, finitela», in molti hanno provato a separare i contendenti, rischiando di ritrovarsi un pugno in faccia.
Uno degli Shani, il più giovane, è caduto a terra, ma la violenza su di lui si è consumata anche a freddo, quando i “pacieri” erano riusciti a separare le due fazioni e a ristabilire una calma solo apparente: un video acquisito alle indagini, riprende uno dei coinvolti rifarsi sotto d’impeto e scagliare uno o due calci al torace del poveretto, che si proteggeva la testa con le mani.
La gente non credeva ai suoi occhi: in molti hanno tempestato di telefonate i centralini di 112 dei carabinieri e 113 della polizia, lo stesso ospedale per le ambulanze. Valmir Shani era una maschera di sangue: un colpo lo ha preso in pieno sul naso e gli ha spaccato il setto, sangue anche dalla ferita sopra l’occhio sinistro. Ne avrà per 30 giorni, ma dovrà essere operato. Il padre Quazim ha preso colpi al costato, 4 o 5 giorni di prognosi invece per lo Shani più giovane.
I tre sono rimasti vicino all’auto in attesa di soccorsi e carabinieri. I quattro della famiglia Rexhaj sono stati visti fuggire in via Garibaldi. Carabinieri in borghese e polizia stradale (mandata in ausilio) li hanno fermati a metà via e a coppie di due li hanno portati alla Compagnia dei carabinieri di viale Europa: l’Arma, diretta dal colonnello Giorgio Sulpizi, procede nella ricostruzione del drammatico evento. Due di loro, Rizha e Shani Rexhaj, nel pomeriggio sono stati refertati al Pronto soccorso per alcune ferite rimediate: 10 e 3 giorni di prognosi per loro.
Nelle indagini dei carabinieri del radiomobile e dell’aliquota operativa del Norm dirette dal luogotenente Giorgio Bergamo, coordinate dal pm Simone Marcon, sono state acquisite le testimonianze della gente (dei ragazzi sono stati sentiti dai vigili urbani) e i due video dello scontro. Per ora sette persone sono sotto accertamenti (cinque le potenziali querele, quelle dei feriti): si procede per lesioni aggravate, si valutano poi l’eventuale reato di rissa e il concorso dei coinvolti. Nessun fermo. Almeno per ora.
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