Pian Saviane, ora la frana è più stabile

Alpago. I residenti chiedono la strada nuova ma il sindaco Soccal frena: «L’emergenza resta»

ALPAGO. Cartelli “Pericolo di crollo” come funghi velenosi. La preoccupazione resta, in Val Turcana, anche se la frana non sembra più così minacciosa su Pian Saviane, sopra Cornei. Del resto, la casa di Renata Saviane è implosa ai primi di febbraio di due anni fa e l’attenzione deve rimanere alta, tenuto conto che altre strutture rimangono pericolanti e pertanto sono punteggiate di questi segnali triangolari gialli con il punto esclamativo nero.

Ma è significativo il fatto che, accanto al nuovo tratto di strada bianca che porta verso Tambre, i paracarri non siano poi così inclinati verso valle. E non è che ogni mattina il nuovo sindaco dell’Alpago salga fino alla fine di via Cansiglio a raddrizzarli uno per uno: «Naturalmente no», sorride il primo cittadino della fusione Umberto Soccal, «ma è un dato di fatto che la frana sia un po’ più stabile rispetto alla primavera, quando il disgelo provoca inevitabilmente uno slittamento verso valle. Questo non significa che la guardia debba essere abbassata, tanto è vero che la zona è costantemente monitorata e, per le prossime settimane, sono in programma ulteriori interventi da parte della Forestale, anche se non sono in grado di precisare la tempistica. Siamo sempre molto attenti, ci mancherebbe e pronti a raccogliere le eventuali segnalazioni dei paesani, che devono convivere con una situazione obiettivamente difficile».

Lassù, dove tutti si chiamano Saviane di cognome, vorrebbero degli interventi definitivi, dopo aver visto la strada asfaltata prima deformata irrimediabilmente e poi sostituita da quella bianca: «Capisco le esigenze di questi paesani, allo stesso tempo devo dire che non siamo in grado di portare a termine un lavoro fatto bene, perché non esiste la certezza che la frana si sia fermata e, da lì, non si muova più. Non potremo fare questo tipo d’investimento fino a quando non avremo la sicurezza di poter stare tranquilli».

L’ipotesi più catastrofica sembra lontana, in ogni caso: «Abbiamo messo in conto anche il cedimento completo di questa massa in lento movimento, con il conseguente arrivo dei detriti sul letto del torrente Valturcana, ma per come stanno le cose è un’ipotesi tanto pericolosa quanto lontana. A parte il fatto che le verifiche sono continue e non ci sono segnali che possano far pensare a un’eventualità così estrema».

In lontananza, si vede con evidenza un altro smottamento più a monte, che sta scendendo da Teno, una località di Tambre, sempre in direzione del Valturcana e anche quello è costantemente sotto controllo, perché è chiaro che pure Cornei, la vecchia frazione di Puos d’Alpago non può ritenersi del tutto al sicuro.

 

 

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