Piano per battere il gioco d’azzardo patologico

Quasi settanta bellunesi sono seguiti dal Serd, la spesa annuale in provincia è attorno ai 65 milioni di euro
Italy, Val D'Aosta, Saint Vincent, people at slot machine
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Un piano di interventi per cercare di arginare un problema che sta crescendo sempre più e che ha già assunto dimensioni allarmanti: il gioco d’azzardo patologico. L’Usl 1 Dolomiti avrà a breve a disposizione 153.506 euro.

Risorse assegnate dalla Regione Veneto, su finanziamento statale, che permetteranno di mettere in campo attività di sensibilizzazione, prevenzione e cura. Un’esigenza che si fa via via pressante.

A dimostrarlo sono i numeri: 69 i bellunesi in cura per ludopatia nel 2017. «Praticamente il doppio rispetto al 2015», spiega Alfio De Sandre, direttore del Servizio delle dipendenze, «e in grosso aumento rispetto al 2012, quando contavamo 7 utenti. Ma quel che preoccupa è il fatto che questi numeri rappresentano solo una piccola punta dell’iceberg. Le stime in base ai dati nazionali e regionali ci permettono di dire che sono circa 4 mila le persone in provincia che hanno sviluppato forti problemi. Solo una piccola parte chiede aiuto. C’è tanta vergogna».

Spesso è un familiare, se non a un soggetto esterno, a rendere esplicito il problema. «L’approccio nella cura è quello che dà maggiori risultati», aggiunge De Sandre, «ossia il coinvolgimento della famiglia e della rete sociale della persona che soffre di dipendenza da gioco». Ai problemi economici si sommano quelli legati a uno stato di profonda sofferenza psicologica. E anche fisica, con diverse patologie dovute allo stress da gioco.

Dei 69 utenti presi in carico dal SerD l’80% è costituito da uomini (media d’età 51 anni) e il 20% da donne (media 59 anni). La componente femminile è comunque corposa e in crescita per giochi come “gratta e vinci”, Lotto e Supernalotto.

Nel 2016 (i dati 2017 non sono ancora stati diffusi dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli) sono usciti dalle tasche dei bellunesi 65 milioni di euro. La raccolta complessiva provinciale ammonta a ben 260 milioni. Già l’ex ministro Balduzzi, con un decreto entrato in vigore il 1° gennaio 2013, chiedeva alle aziende socio sanitarie un’assunzione di responsabilità nei confronti della ludopatia. Una legge statale ha poi stabilito di destinare alle Regioni, per interventi di prevenzione e cura, 50 milioni, una parte dei 10 miliardi e 100 milioni introitati nel 2016 dall’erario. Al Veneto sono arrivati 4 milioni, a cui si è aggiunto un altro milione messo dalla Regione stessa. In tutto 5 milioni, suddivisi poi tra le aziende sanitarie in base alla popolazione.

«I 153.506 euro ci serviranno ad attivare tempestivamente un piano di sette interventi specifici», mettono in risalto Adriano Rasi Caldogno e Gian Antonio Dei Tos, direttore generale e dei servizi sociali Usl 1. «Abbiamo tempo fino al 3 settembre per predisporre le azioni. Si punterà su formazione degli operatori, incontri nelle scuole e con la cittadinanza, mettendo in primo piano la prevenzione. Lo scopo è rafforzare la rete, già esistente. Dobbiamo lavorare tutti insieme per fermare questa piaga». —
 

Argomenti:gioco d'azzardo

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