Piano socio sanitario il S. Martino resterà struttura provinciale

BELLUNO. Quale sarà il futuro dell’ospedale San Martino? L’ipotesi, secondo il consigliere veneto leghista Franco Gidoni e il referente provinciale dell’Anaao, Luca Barutta, è che la struttura del...

BELLUNO. Quale sarà il futuro dell’ospedale San Martino? L’ipotesi, secondo il consigliere veneto leghista Franco Gidoni e il referente provinciale dell’Anaao, Luca Barutta, è che la struttura del capoluogo resti ospedale “di rilievo provinciale identificato come hub per le specialità assegnate secondo il decreto ministeriale 70/2015”. Cioè non dovrebbe essere toccato, anche se l’ultima parola spetta alle schede ospedaliere. Il Piano socio sanitario 2019 - 2023 prevede la volontà di proseguire sul cammino degli ospedali hub e spoke individuando «5 ospedali hub con bacino di popolazione di circa un milione di abitanti» che è facile intuire essere quelli di Vicenza, Verona, Padova, Treviso, Venezia. Tra questi sono individuate due strutture definite «hub di eccellenza di rilievo regionale cioè l’azienda ospedale università di Padova e quella di Verona». A questi si aggiungono i «due ospedali di rilievo provinciale identificati come hub per le specialità assegnate in coerenza con il Dm 70/2015», che si può presumere essere Belluno e Rovigo. Ci sono poi gli ospedali presidi di rete-spoke con un bacino di 200 mila abitanti «ospedali di riferimento territoriale per patologie a bassa e media complessità».

La giunta, inoltre, precisa che «va salvaguardata la specificità del territorio montano, lagunare, del Polesine e delle aree a bassa densità abitativa secondo l’articolo 15 dello statuto». Parlando di urgenza-emergenza, Gidoni ravvisa «la volontà di garantire il volo notturno per cui la Crite ha predisposto la sperimentazione per tre mesi in estate e tre in inverno».

Il concetto di base del Piano socio sanitario è quello della prevenzione delle malattie, per evitare l’ospedalizzazione e contenere i costi. Cioè se una persona vive una vita sana avrà meno bisogno di ospedale. Ospedale che dovrà garantire personale formato per un paziente che sarà preso in carica da équipe multidisciplinari per consentire una diagnosi veloce. «C’è una buona base di partenza», dice Gidoni che anticipa che in Quinta commissione il piano arriverà entro metà giugno. Ma Barutta è preoccupato: «Nell’attuale piano in vigore, si è stati veloci a tagliare posti letto in ospedale, ma non si è stati altrettanto veloci a istituire i servizi sul territorio. Temo capiti la stessa cosa».

Tra le novità c’è l’introduzione di posti letto “tecnici” per pazienti che potrebbero essere dimessi ma che ancora non possono tornare a casa: saranno tenuti per un massimo di 24 ore in letti gestiti solo da personale infermieristico. Inoltre cambia il ruolo del medico di famiglia che sarà chiamato a seguire il paziente anche in ospedale facendogli visita. Infine, per sostenere la sanità oltre a fondi europei, la Regione pensa all’emissione di titoli per finanziare le cure. (p.d.a)

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