«Piave, area paesaggistica di interesse pubblico»
BELLUNO. Nel coro di “no” allo sfruttamento del Piave per scopi idroelettrici si leva una proposta. È quella che lancia Irma Visalli, consigliere uscente del Pd, per porre un freno alle richieste per costruire centraline lungo il corso del fiume più artificializzato d’Europa. «Dichiarare la Piave area paesaggistica di notevole interesse pubblico au sensi degli articolo 131, 138-141 del codice dei beni culturali e del paesaggio, decreto legislatico 42/2004».
La Visalli auspica che ciascuno faccia la sua parte. «Se nessuno nasconde che lo Stato deve dire basta agli incentivi per le centrali idroelettriche sulla Piave, lo è altrettanto che la Regione potrebbe tranquillamente fare il suo». Per esempio: «Fare la moratoria per le centrali in provincia di Belluno; far rispettare la direttiva europea con cui si introducono nuovi criteri sia per il deflusso minimo vitale sia per la valutazione d’impatto ambientale ex ante. Questi impongono l’aggiornamento di strumenti e procedure regionali».
La Visalli suggerisce anche, all’interno della procedura di Via, di far rispettare il Piano territoriale di coordinamento regionale, «che vieta gli impianti in zone umide, caso che riguarda tutta l’asta del Piave da Ponte nelle Alpi a Belluno fino al confine con Treviso» e di far rispettare anche le norme del Piano territoriale provinciale, «che pone particolari tutele per i corridoi ecologici di cui l’area del Piave è parte significativa». Va inoltre rivista, secondo la Visalli, la classificazione dei fiumi fatta dalla Regione: «Si dovrebbe definire il Piave corso dallo “stato ecologico elevato” e quindi escluso da ogni impianto che ne danneggia l’equilibrio ecologico».
Contro il proliferare di impianti idroelettrici sui corsi d’acqua bellunesi si schiera anche, e non da ieri, il Movimento 5 stelle: «Siamo stati i primi a sollevare e portare la questione all’attenzione del consiglio comunale di Belluno», spiega il candidato sindaco Stefano Messinese, «nonché a inserire, nel programma delle ultime regionali, la previsione di una totale moratoria fino alla definizione di una nuova e più stringente normativa per la loro realizzazione. Con rammarico registriamo che nessun parlamentare locale ha saputo rappresentare con forza la problematica a livello nazionale proponendo l’unica soluzione possibile : la cancellazione totale di tutti gli incentivi economici sulla produzione elettrica. Le centraline vanno realizzate solo se servono realmente e, soprattutto, nei giusti siti e non per pura speculazione economica».
E si schiera contro le centraline idroelettriche anche Elder Rambaldi, candidato sindaco del Partito comunista dei lavoratori: «Siamo noi che dobbiamo decidere sulle nostre cose, sulla nostra terra, sulla nostra vita», spiega. «In un territorio come quello bellunese, dove la speculazione e lo sfruttamento capitalistico sull’acqua (e non solo) è da sempre in primo piano, dobbiamo contrapporre una politica di classe e di lotta. Contrapporci a questi progetti al servizio dei profitti dei privati, contro gli interessi dei cittadini, contro la deturpazione del nostro territorio».
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