Piave senza pesce, pescatori in campo contro i cormorani
I responsabili di vari Bacini chiedono che venga ripristinata la concessione per l’abbattimento selettivo dei volatili
FELTRE. Ormai nel Piave i pesci di misura inferiore ai cinquanta centimetri sono scomparsi. I cormorani pasteggiano indisturbati grazie alle semine eseguite dai diversi bacini lungo l’asta del Piave e a inizio primavera, all’apertura della pesca pesce praticamente non ce n’è. Dagli avannotti fino a pezzature sopra i 40 centimetri il Piave è un fiume deserto. Lavoro e soldi sprecati quello dei bacini, chiamati a tutelare le varietà autoctone come la trota marmorata, a rischio di estinzione, ma tutelata solo sulla carta. La situazione è degenerata negli ultimi tre anni, probabilmente per una sottovalutazione del problema e per il mancato rispetto dei piani di contenimento di questi volatili, tutelati pure loro, ma che autoctoni non sono.
Così, i responsabili dei Bacini di pesca, 10, 9 e 12, oltre alla Federazione dei Bacini e ai rappresentanti della Mediapiave, che rappresenta i pescatori della provincia di Treviso, si sono ritrovati a Feltre per fare fronte Comune e riportare all’attenzione delle istituzioni – Provincia di Belluno e Regione Veneto in primis – il problema dell’eccessiva presenza di cormorani lungo il corso del Piave.
«Il temolo è letteralmente sparito malgrado le semine, e la marmorata è ai minimi», è stato spiegato durante la riunione svolta al bar Giusti di Villaga. «Tutto il periodo di chiusura della pesca permette ai cormorani di azzerare la presenza di pesce nel fiume distruggendo la fauna ittica. Per la marmorata si sono spesi e si continuano a spendere fiori di finanziamenti per ricreare l’habitat e conservare una specie autoctona. La marmorata ha un valore nell’ecosistema, ma se la situazione è questa non c’è difesa». Una situazione che negli ultimi tempi ha spinto un Bacino di pesca a sospendere l’immissione di marmorata nel Piave. Per questo l’assemblea di sabato sera ha deciso di iniziare un’attività di pressione e coinvolgimento della Provincia, che dovrebbe prima o poi recuperare la competenza in materia di caccia e pesca.
Si comincerà con una lettera firmata dai Bacini di pesca e dalla Federazione dei Bacini nella quale si solleciterà la Provincia a rispettare realmente i numeri in concessione dati dall’Ispra (Istituto per la protezione e la ricerca ambientale) che permette di limitare la presenza dei cormorani mettendo a disposizione i volontari dei diversi Bacini di pesca per accompagnare le guardie della Polizia provinciale delegati all’abbattimento. Seguirà la richiesta di un incontro per verificare la disponibilità dell’ente. I pescatori bellunesi e della Marca Trevigiana seguono con interesse le iniziative che nel vicino Trentino Alto Adige si stanno conducendo per limitare la presenza dei cormorani. «Ci sono in corso contatti con l’Austria e la Germania, che a loro volta stanno mettendo in atto seri piani selettivi di abbattimento», è stato spiegato durante la riunione, «e l’auspicio è quello di creare un’azione che superi i confini nazionali e che coinvolga tutta l’ampia area interessata dal problema». La strada è ancora tutta da disegnare, ma i pescatori concordano su un punto: qualcosa bisogna fare perché per adesso i cormorani vincono facile.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi
Video