Piazza Castello, dagli scavi sono emerse sorprese
BELLUNO. Il sottosuolo nasconde e custodisce i suoi segreti. Frammenti di storia che tornano alla luce quando si scava. In piazza Castello sono in corso i lavori che rientrano nel progetto di riqualificazione del centro urbano della città, finanziati dalla Regione, e gli scavi hanno fatto emergere qualcosa che non ci si aspettava di trovare.
Si presumeva di individuare il basamento del torrione che un tempo si trovava dove oggi c’è la strada, ma si è scoperto che quelle fondamenta sarebbero di epoche successiva. Una scoperta straordinaria, che meriterebbe di essere approfondita con un’ulteriore indagine. Ma non accadrà. Non in tempi brevi, per lo meno.
«Bisognerebbe mettere a bilancio risorse che al momento non abbiamo», spiega l’assessore alla cultura Claudia Alpago Novello. «Magari un domani». Dunque a breve lo scavo sarà ricoperto. Non con un vetro, come vorrebbero alcuni cittadini che anche ieri si sono fermati di fronte al cantiere e hanno scambiato qualche parola con il capogruppo del team che ha progettato la riqualificazione, Paolo Pesce. Lo spazio oggi oggetto di indagine sarà rivestito con una superficie a prato. In questo modo sarà più semplice, e meno oneroso, avviare una seconda campagna di indagine archeologica, quando ci saranno le risorse per farlo.
I reperti saranno studiati. Nel frattempo tutte le pietre e i ritrovamenti sono stati catalogati e classificati. All’interno dello scavo sono ben visibili i cartellini numerici che sono stati posati per scattare le fotografie e studiare i ritrovamenti, nei prossimi mesi. «È una prassi consolidata», continua l’assessore. «Anche in via Mezzaterra e in piazza Duomo erano state trovate cose interessanti. Sono state fotografate e studiate successivamente, mentre gli scavi sono stati ricoperti, anche per tutelarle. Non escludiamo a priori di fare nuove indagini».
Quelli fatti di recente hanno detto qualcosa che non ci si aspettava. «Si pensava di trovare il basamento originario del torrione, con l’innesto dei muri del castello», continua Paolo Pesce. «Ma è emerso che i due elementi (torrione e muro) sono di epoche diverse. Attendiamo la relazione che sarà prodotta dall’archeologo, ma io ritengo che ciò che è emerso siano davvero le fondamenta del torrione e del muro perimetrale, come ci racconta un disegno recuperato da un archivista bellunese. Potrebbe essere stata utilizzata una tecnica costruttiva diversa da quella tradizionale, per questo potrebbe sembrare che il torrione sia slegato dalla muratura e che i due elementi siano stati realizzati in epoche diverse. Ma per fare considerazioni più precise servirebbero scavi più profondi».
La storia del castello. Paolo Pesce è l’architetto che nell’estate 2015 ha progettato i tredici interventi di riqualificazione del centro urbano. Ci ha lavorato con un team composto anche dall’ingegner Loris Fagherazzi, l’architetto Fabian Testor, il geologo Alessandro Pontin, gli architetti Chiara Luciani, Alessia Lanari, Maddalena Vedana, Simone Osta e l’ingegner Simone Bino. «Abbiamo fatto una dettagliata indagine storica preliminare», spiega Pesce. Da questa indagine è emersa la storia dell’area.
«Quando l’architetto Alpago Novello realizzò il giardino, venne demolita una parte del castello, che era troppo sporgente verso la strada. Parte dei muri, che sono quelli che si vedono ancora oggi, sono stati ricostruiti utilizzando le pietre originali. Poi è stato ricavato il giardino».
Il progetto di recupero. Il team di progettazione ha pensato ad un recupero della memoria storica del castello: «Il nostro progetto consisteva nel segnare a terra il perimetro murario e il torrione del castello, nel tentativo di portare alla memoria l’antico manufatto», continua Pesce. «Nella porzione sud est, dove si trovava il torrione, volevamo inserire una sagoma quadrata di ferro corten, complanare alla pavimentazione in pietra. Poi avremmo inserito all’interno, con un laser, un’incisione con la rappresentazione della pianta del castello tratta da Marin Sanudo, un viaggiatore veneziano che nel 1483 aveva realizzato uno schizzo del complesso, che abbiamo recuperato. Nella fase esecutiva si era deciso di fare invece una pavimentazione in calcestruzzo armato con inerti grossi e di inserire la pianta del castello in acciaio corten su uno degli angoli».
Il disegno avrebbe occupato anche parte della strada e il team di lavoro aveva pensato ad una valorizzazione del giardino e ad un’illuminazione artistica. «Il progetto però è stato cambiato, facendo alcune varianti», conclude l’architetto.
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