Piazza Martiri antirazzista: "E' cambiato poco in 30 anni"
BELLUNO
In piazza contro il razzismo. A due settimane dall’uccisione di George Floyd da parte di un agente di polizia a Minneapolis, non si fermano le mobilitazioni di protesta contro il razzismo.
In Italia, dopo le manifestazioni a Roma, Milano, Brescia ed in tante altre città, anche a Belluno più di duecento giovani si sono ritrovati in piazza Martiri, davanti alla chiesa di San Rocco, per un presidio antirazzista.
Gli slogan che hanno accompagnato l’evento sono stati «We can’t breathe», che richiama le ultime parole di Floyd, e «Black Lives Matter», dal nome del movimento nato in seno alla comunità afroamericana statunitense.
Come nelle altre manifestazioni, i partecipanti si sono inginocchiati alzando il pugno, un gesto diventato il leit motiv delle manifestazioni di questi giorni.
Distanziati e tutti con la mascherina, i manifestanti, tantissimi giovani bellunesi insieme ad altri ragazzi stranieri, hanno portato cartelli fatti in casa, sul modello americano, con scritte le parole chiave della campagna esplosa dopo l’omicidio di Floyd.
Tante le scritte soprattutto in inglese: «The color is not a crime», «White silence is violence», «Respect existance or expect resistence», «Love is no color» e «We are all black». Ci sono stati alcuni manifesti in cui si chiede «ius soli» ed altri in italiano, come quelli con la scritta «Per non dimenticare di essere umani» e «Senza giustizia non c’è pace per tutti».
Non c’era un palco, ma solo un microfono dal quale si sono alternati gli interventi degli organizzatori e di ragazzi, come la giovane Ketlen, molto applaudita dai presenti durante il suo discorso a favore della diversità e contro il razzismo.
Non è mancata la musica “etnica”, con alcuni gruppi di musicisti che hanno accompagnato l’evento.
Il sindaco Jacopo Massaro, durante il suo intervento, ha voluto ricordare una manifestazione simile avvenuta in passato: «Nel 1991 ero in terza superiore. Ero esattamente qua, dove ci troviamo adesso, perché come studenti avevamo organizzato una manifestazione perché c’era stato il pestaggio di Rodney King, una persona di colore picchiata brutalmente. Quell’avvenimento fece il giro del mondo e si scatenarono una serie di manifestazioni contro il razzismo».
La conclusione del primo cittadino è quanto mai amara: «Sono passati quasi trent’anni da quella manifestazione ed oggi ci troviamo a farne una uguale con le stesse motivazioni. Questo è stato il fallimento della mia generazione perché è evidente che non abbiamo fatto abbastanza».
Nicola, uno dei giovani organizzatori, racconta come è nata l’idea di trovarsi a manifestare: «Nasce da un’idea condivisa con un’amica. Così abbiamo fatto la nostra proposta sui social ed è stata ben interpretata. Siamo diventati quindi un gruppo spontaneo di amici che ha creato il gruppo “Black Lives Matter Belluno”. La risposta dei ragazzi è stata buona e mi fa piacere che in molti si siano mossi per essere presenti».
Oltre ai giovani seduti per terra, molti altri bellunesi erano presenti in piazza dei Martiri, ad ascoltare, applaudire, commuoversi nel ricordare chi ha perso la vita, come Floyd e tanti altri, in America ma non solo. Non occorre poi andare così lontano, come hanno ricordato alcuni dei presenti. —
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