Picchiata con la scopa La moglie minimizza
QUERO VAS. Moglie picchiata con la scopa. Ma per la legge italiana è davvero la moglie?
Il litigio di una coppia tunisina finisce in tribunale: lei dice in aula che la sera dell’8 luglio di tre anni fa potrebbe essere caduta e l’imputato era troppo ubriaco per ricordarsi qualsiasi cosa. Il giorno dopo ha saputo che la donna era stata al Pronto soccorso, ma non ha ritenuto di doverle fare domande: è andato a lavorare, punto. Non c’è una querela e il processo è partito sulla base della segnalazione dell’ospedale, dopo un referto da 10 giorni di prognosi.
La Procura contesta due aggravanti: la violenza sulla coniuge e l’uso di un’arma impropria. Dopo la deposizione della parte offesa e l’esame dell’imputato, il pubblico ministero Rossi ha chiesto una condanna nove mesi di reclusione. Il difensore Caldart punta invece a una sentenza di non doversi procedere, partendo dal presupposto che il matrimonio celebrato in Tunisia potrebbe non essere stato trascritto in Italia.
In questo caso cadrebbe almeno una delle aggravanti del capo d’imputazione.
Il giudice Feletto ha bisogno di capire con precisione se i due siano coniugi anche a Quero Vas oppure no e ha rinviato alle 9.15 del 13 settembre per eventuali repliche e sentenza.
Nel frattempo la ricostruzione della donna è stata, più che altro, un tentativo di scagionare l’imputato: «Abbiamo litigato, come succede in tutte le famiglia». E l’uomo avrebbe anche potuto non parlare, nel senso che non ha chiarito niente. —
G.S.
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