Piccin va al Riesame archiviata l’indagine su minacce ricevute
PIEVE DI CADORE. Due ancora in prigione. Tre ai domiciliari. Il proprietario della pizzeria di Pieve di Cadore bruciata ed esplosa ad aprile, Alessandro Piccin e Pasquale Ferraro, il pizzaiolo...
PIEVE DI CADORE. Due ancora in prigione. Tre ai domiciliari. Il proprietario della pizzeria di Pieve di Cadore bruciata ed esplosa ad aprile, Alessandro Piccin e Pasquale Ferraro, il pizzaiolo pugliese, che è sospettato di aver appiccato il fuoco nel locale di via XX Settembre saturo dei vapori della benzina. Ieri la difesa di Piccin ha depositato il ricorso al tribunale del Riesame, nel quale chiede la scarcerazione e almeno gli arresti domiciliari. Nel frattempo, l’avvocato Fioraso ha potuto leggersi gli atti del fascicolo aperto dal pm Sartorello per danneggiamento fraudolento di beni assicurati, incendio doloso aggravato e calunnia aggravata.
La richiesta di domiciliari è funzionale al fatto di poter tornare a curare gli interessi dell’Idrotermica, cioè l’azienda più importante, che occupa un paio di dipendenti. Il nome di Piccin è stato fatto da Fabio Laritonda, l’unico ad aver confessato il rogo della notte tra il 23 e il 24 aprile nell’interrogatorio di garanzia in carcere. Lo stesso che, solo in un secondo momento, ha chiesto di poter essere interrogato di nuovo e ha ottenuto i domiciliari che presto sconterà a Brindisi, per aver collaborato con la magistratura, svelando non solo il nome del presunto mandante, ma anche dell’altrettanto presunto tramite Luigi Zanettin. Quest’ultimo è a sua volta ristretto in casa e farà il Riesame, dopo che il gip Sgubbi gli ha negato la libertà, in mancanza di fatti nuovi e utili, al di là della proclamazione della propria innocenza.
Gli avvocati di Piccin sono convinti non solo del fatto che l’uomo non abbia commissionato l’incendio della “Mordi e fuggi” per riscuotere il premio ma anche che abbia fatto alzare i massimali dell’assicurazione, dopo che un conoscente l’aveva minacciato di bruciargliela. L’ha anche denunciata questa persona, proprio per minacce, ma la procura della Repubblica ha archiviato e non se ne parli più.
Ferraro è in carcere a Bari, perché non ha un alloggio idoneo in cui scontare i domiciliari, dal momento che la famiglia occupa abusivamente un alloggio di Brindisi e manca solo il tassista Giuseppe Lauro, che nei prossimi giorni chiederà la libertà, ritenendo fin da subito di non c’entrare niente.
Gigi Sosso
Argomenti:esplosione pieve di cadore
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