Piccoli comuni esclusi «Basta discriminazioni»

Perenzin spiega il ruolo di Feltre per i rapporti diretti con il Primiero sui temi della sanità e della scuola: «Diamo loro servizi più del resto del Bellunese»

BELLUNO. Tutti d’accordo, i sindaci, con Paolo Saviane, il nuovo delegato del ministro agli Affari regionali Erika Stefani, sulla necessità di riequilibrare i Fondi dei Comuni confinanti tra prima e seconda fascia e tra queste due e la terza.

«È una necessità che un po’ tutti abbiamo posto e a cui la gestione De Menech ha cercato di provvedere, con la nuova strategia» afferma Paolo Perenzin, sindaco di Feltre.

«La discriminazione non è voluta, ma è nei fatti» afferma Silvia Cestaro, sindaco di Selva di Cadore. «Un esempio? I fondi per la promozione turistica dell’Alto Agordino scendono da Livinallongo fino a Taibon Agordino e a San Tommaso, ma quassù a Selva non arrivano. Eppure ci divide da Colle Santa Lucia soltanto un ponte».

Camillo de Pellegrin, quando era sindaco solo di Forno di Zoldo, non riusciva a vedere un euro. Fondendosi con Zoldo Alto è riuscito a diventare Comune di seconda fascia visto che si trova ora a confinare con Taibon, che a sua volta confina direttamente con il Trentino.

«Ma è evidente – afferma – che i fondi non possono fermarsi sul confine con Zoppè di Cadore o con Selva, perché questi paesi soffrono lo spopolamento come noi, anzi di più in taluni casi».

Il 22 luglio il senatore Saviane incontrerà i sindaci per fare il punto della situazione. Tutti gli fanno gli auguri più efficaci, a partire da Perenzin.

«Dobbiamo però conoscerci meglio» anticipa. «Conoscendoci – puntualizza – sapremmo, ad esempio, che il confine di Feltre con la provincia di Trento è piccolo ma che la nostra comunità è sussidiaria a Trento per la sanità e la scuola, in particolare per le valli del Primiero. E in dimensioni tali di servizio, che non esistono in nessun’altra parte della provincia».

Di Feltre che confina per poco con il Trentino e ha i fondi di confine, e Selva o Zoppè che sono in quota e non li hanno ha parlato proprio Paolo Saviane nella intervista al Corriere delle Alpi nel giorno della sua nomina.

Il sindaco Perenzin, in ogni caso, è pronto a collaborare. Il Feltrino lo sta facendo, ad esempio, mettendo a disposizione un ufficio per la progettazione, di cui si avvale anche il lontano Comune di Livinallongo.

«È comunque importante – sottolinea – che ci sia anche continuità di prospettiva sul tema della spesa corrente, cioè dei servizi».

Il Fondo, insomma, non più per gli investimenti, ma per venire incontro a tutte le esigenze di sopravvivenza dei paesi e dei Comuni, come ha sottolineato anche Saviane e come nei giorni scorsi, alla notizia del cambio al vertice del Comitato paritetico avevano chiesto molti sindaci bellunesi coinvolti.

«In effetti – rileva ancora il primo cittadino di Selva Cestaro – ci sono state situazioni, come mi hanno raccontato, di Comuni che non riescono neppure a spendere i 500 mila euro che ricevono ogni anno, magari per difficoltà di programmazione, disponendo di poco personale. Bene, quando si parla di riequilibrio perché non vi potrebbe essere una distribuzione più equa anche delle risorse che non si riesce ad adoperare?».

Cestaro riconosce all’ex presidente De Menech un grande intuito al riguardo e la piena disponibilità a condividere con i sindaci opportunità di questo respiro. «Sono sicura – prosegue il sindaco di Selva – che Saviane continuerà con questa impostazione».

La riflessione va fatta, secondo il sindaco di Val di Zoldo De Pellegrin, non solo a riguardo dei Comuni di terza fascia.

«Ci sono quelli di seconda che non godono affatto di pari dignità rispetto ai Comuni di prima fascia, quindi davvero – insiste il sindaco zoldano – bisogna gestire secondo una strategia di area vasta».

E a questo riguardo De Pellegrin non condivide affatto l’evocazione della prima impostazione del Fondo: esclusivamente per i Comuni di confine. «Si creerebbero condizioni di disparità insopportabili» afferma; addirittura più acute, condivide il sindaco di Selva, di quelle tra i Comuni confinanti del Bellunese col Trentino o con l’Alto Adige.

L’ipotesi di usare i fondi solo per i comuni confinanti era quella dei primi anni, poi modificata nel 2014 quando cambiò l’intesa con Trento e Bolzano.

Da quando il Fondo è stato istituito nel 2010 ad oggi ha consentito di accumulare una ragguardevole cifra, 700 milioni, versati anno dopo anno dalle province autonome di Trento e Bolzano. Nei primi quattro anni, gestione Brancher, ne vennero utilizzati sono alcuni, dal 2014 ad oggi molte decine.

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