Piccoli schiera i volontari per il no al referendum
BELLUNO. Una truppa di 150 volontari per dire no alla riforma costituzionale. Il senatore Piccoli ha presentato ieri la macchina organizzativa messa in piedi per sensibilizzare la popolazione sulle ragioni del no al referendum di dicembre. Sul territorio sono stati costituiti venti comitati: due nel Feltrino, cinque in Valbelluna, cinque nella zona di Belluno, tre nell’Agordino e tra Longarone e Ponte, uno nello Zoldano e uno in Cadore.
«Il centralismo di cui è infarcita questa riforma rappresenta una pessima prospettiva per i territori marginali come il nostro», spiega Piccoli. «Il centralismo tritura le eccellenze e impedisce politiche a geometria variabile che sono fondamentali in un territorio come il Bellunese. Inoltre la riforma annulla il ruolo delle Regioni, attraverso la clausola di salvaguardia nazionale: tutto sarà in mano al governo, anzi ad un uomo solo al comando».
Nella sua disamina Piccoli ricorda anche come saranno rafforzate le Province a statuto speciale: «La riforma sarà applicata in questi territori solo dopo aver stabilito precise intese. Di fatto, saranno incrementati i poteri e i privilegi di cui già godono Province come Trento e Bolzano. Di fronte a questo quadro penso che i bellunesi non dovrebbero avere alcun dubbio su come votare il 4 dicembre».
E i risparmi previsti dal taglio del Senato? «Non ci saranno», ribatte Piccoli. «Non si ridurranno i costi dell’apparato in maniera tanto importante come si vuole far credere. Parliamo di risparmi che si aggireranno sui 40 milioni di euro all’anno, altro che i 500 milioni promessi da Renzi. Nemmeno abolire il Cnel (consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) porterà risparmi, perché 6 milioni di euro su dieci servono per pagare i dipendenti, che sono pubblici. E non ci sarà nemmeno la semplificazione tanto sbandierata dal governo, perché il Senato non sarà abolito ma trasformato. E la rappresentanza territoriale ancora una volta andrà a potenziare il potere delle Province autonome, perché il Trentino Alto Adige, con un milione di abitanti, avrà quattro senatori, il Veneto che ha quasi 5 milioni di abitanti ne avrà sette».
Piccoli ritiene che una riforma sia necessaria al Paese, «ma non fatta in questo modo. Non si può cambiare la Costituzione per aggravare la situazione e ingarbugliare ancora di più l’operatività dell’Italia. Ed è molto grave», aggiunge, «che si immagini di sottrarre potere al popolo, com’è grave che a spingere per la riforma sia una società finanziaria come Jp Morgan».
«Dicono che se vincerà il no sarà un’ecatombe per il Paese», conclude il senatore, che sta mettendo a punto un ciclo di incontri in provincia (primi appuntamenti il 29 ottobre in Cadore, il 5 novembre a Belluno e l’11 novembre a Feltre). «Lo dicevano anche per la Brexit e mi sembra che la Gran Bretagna stia meglio oggi rispetto a prima del referendum».
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