Pieve, lettera di minacce per il “no” alla superstrada
PIEVE DI CADORE. Minacce al sindaco di Pieve di Cadore. Una lettera dattiloscritta, datata settembre 2013, è giunta in municipio venerdì. È indirizzata alla “Sig.ra Ciotti Antonia” ed è stata protocollata con numero 10199. A scatenare la sequela di minacce, con antipatici riferimenti personali e familiari contro il sindaco, è stata la recente posizione della Ciotti in merito all'ipotesi di strada intervalliva che, attraversando il Comelico, dovrebbe unire Veneto ed Austria e rappresentare lo snodo centrale della Venezia-Monaco, di cui si parla da decenni.
“Se lei non la smette di remare contro una più necessaria viabilità verso il Cadore che sia autostrada o superstrada almeno fino a pian dell'abate, lungo l'asta del piave in viadotto a m. 7-8 dal letto del Piave, e anche fuori del suo comune territoriale, le assicuriamo che da parte nostra faremo di tutto perché l'opedale di Pieve diventi un pronto soccorso, faremo spostare l'elisoccorso a Belluno, così assisterà alla decadenza ulteriore di Pieve a un cronicario”.
Questo dunque il tono della lettera (gli errori di battitura sono riportati esattamente come nella lettera battuta a macchina): nessun veto alla superstrada da parte del sindaco Maria Antonia Ciotti o ci saranno ripercussioni sull'ospedale di Pieve. Ma il testo non finisce qui, prosegue con un attacco personale al primo cittadino. “Sappia”, prosegue il la lettera, “che abbiamo conoscenze e amicizie altolocate politicamente e sanitariamente in Regione e poi a Roma. Ora responsabilità di vedere chiuso l'opedale entro 1 anno sarà solo e unicamente SUA. San Vito di Cadore, Sett. 2013”. Seguono due firme, a prima vista redatte dalla stessa mano e con due cognomi tipici proprio di San Vito.
Il sindaco Maria Antonia Ciotti non si meraviglia dell'attacco. «Io sono sempre stata per il dialogo e anche sulla questione della superstrada, tornata d'attualità una settimana fa, ho detto quello che penso: ovvero che a mio avviso sono altre le priorità, come ad esempio l'attraversamento di Tai, e che ogni intervento in Cadore dovrà essere ben valutato a livello di impatto ambientale. Cose ovvie, mi pare, perché è naturale che interventi viari di questo tipo vadano concordati con le comunità locali. A fronte di questa mia posizione dialettica, prendo atto che mi ritrovo di fronte a una lettera intimidatoria e offensiva anche per la mia comunità. Queste persone abbiamo il coraggio di venire da me e di parlarmi guardandomi negli occhi. Io sono tutti i giorni in ufficio».
Conosce i due che hanno firmato la lettera?
«No. Ma credo si tratti di firme false per nascondere un messaggio anonimo, di chi non ha coraggio di venire in municipio a parlarmi direttamente».
Perché la provenienza da San Vito, che è una zona che non risulterebbe interessata dal tracciato della superstrada?
«Penso si tratti di un depistaggio per nascondere la vera residenza del mittente che, a meno dalla calligrafia, pare essere uno solo».
Una persona che conosce bene la situazione della sua famiglia, poiché cita anche suo padre e la sua attività lavorativa.
«Sì, senza dubbio conosce la nostra storia, che peraltro è quella di una normale famiglia».
Ha già denunciato il fatto alle forze dell'ordine o pensa di farlo?
«Da un lato non voglio dare troppo peso alla cosa. Dall'altro, però, si parla dell'ospedale, un bene comune che va salvaguardato. Quindi vedremo cosa fare nelle prossime ore».
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