Pieve: prosciolti due pediatri dell'ospedale

Querela ritirata: erano a processo per lesioni colpose a un bimbo di tre anni
L’ospedale di Pieve di Cadore dove avvenne la visita al bimbo di tre anni
L’ospedale di Pieve di Cadore dove avvenne la visita al bimbo di tre anni
PIEVE DI CADORE. Due pediatri dell'ospedale di Pieve di Cadore, Laura Tardella, 56 anni, e Guido Rebeschini, 55 anni (difesi dagli avvocati Luca Dalle Mule e Massimo Moretti), sono stati prosciolti dall'accusa di lesioni colpose ai danni di un bambino di appena tre anni, residente in un centro del Cadore. I genitori del piccolo hanno infatti ritirato la querela nei confronti dei due professionisti. Da qui la decisione del giudice Cristina Cittolin di prosciogliere i due imputati dall'accusa di lesioni colpose per intervenuta remissione di querela. I due noti e stimati professionisti del nosocomio cadorino erano accusati di aver diagnosticato tardivamente una malattia a un bimbo di tre anni del Cadore (i cui genitori si erano costituiti parte civile con l'avvocato Lara Favero), in seguito alla quale avrebbe perso una parte della funzionalità di un testicolo. Accuse che gli imputati, attraverso i loro legali, avevano sempre respinto con fermezza. I fatti risalgono al 18 ottobre del 2006 quando il bimbo fu ricoverato per alcuni forti dolori appunto nella zona dei genitali. Stando al capo d'accusa, formulato dalla procura della Repubblica, i due medici avrebbero compiuto un errore diagnostico (omessa diagnosi di torsione del testicolo) e terapeutico (omesso tempestivo intervento chirurgico esplorativo). Accuse che comunque non sono state provate in aula. Le parti hanno infatti raggiunto un accordo extragiudiziale prima dell'avvio formale del processo. I genitori del bambino (assistiti dall'avvocato Lara Favero) hanno ottenuto un congruo risarcimento e per questo motivo hanno deciso di non procedere nell'azione penale contro i due medici, all'epoca dei fatti in forza al nosocomio cadorino. Da qui il ritiro formale della querela per lesioni colpose. Trattandosi di un reato, perseguibile solo a querela di parte, il giudice Cristina Cittolin ha così letto la sentenza di non doversi procedere nei confronti dei due imputati per remissione della denuncia.

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