Pio XII verso la chiusura, ancora proteste delle mamme

Carla racconta la sua esperienza «La struttura è semideserta. Perchè i medici non consigliano di portare qui i bambini? Perchè non esiste una promozione?»

AURONZO

Neanche la visita a Misurina del direttore generale dell’opera diocesana San Bernardo degli Uberti di Parma, avvenuta nei giorni scorsi, è servita ai dipendenti dell’istituto Pio XII per far diradare le nubi minacciose che insistono sul loro futuro lavorativo.. La scadenza del 31 dicembre, fissata per la chiusura dell’ospedale cadorino, centro di eccellenza per le cure asmatiche infantili, si avvicina inesorabile.

L’unità di intenti, avanzata su più fronti, per il salvamento della struttura e di conseguenza di coloro che vi lavorano al suo interno, al momento non trova riscontri nei fatti.

Ed allora tornano a far sentire la propria voce le mamme coraggio, coloro che insieme ai propri bambini in cura a Misurina, vedrebbe svanire con la chiusura del 31 dicembre, il più valido alleato per un futuro migliore.

L’ultimo grido di dolore, ultimo in ordine di tempo, arriva dalla signora Carla che nei giorni scorsi ha portato la propria figlia a Misurina per una visita di controllo a cadenza semestrale.

«La struttura era semideserta», ha raccontato su Facebook, «appena entrate ho incrociato subito una graziosa suora alla quale ho prontamente posto la domanda: allora tenete aperti? Potremo tornare in primavera per l’altra visita semestrale? Prima di rispondermi aveva già gli occhi lucidi per poi aggiungere che al momento nessuno sa ancora nulla. Mi ha poi raccontato dei tanti bambini che ha visto guarire dopo anni di cure ed anche di sofferenze. Mi ha poi raccontato che ci sono bambini, oggi adulti, con famiglie, che ogni anno si ritrovano insieme a pranzo a Misurina per festeggiare il percorso fatto insieme. Nell’occasione si raccontano le rispettive esperienze insieme a tante altre cose meravigliose. È una pagina bellissima di ciò che ha donato l’istituto Pio XII a chi è stato qui in cura anche solo per un breve periodo ma non certo l’unica e, speriamo, non l’ultima».

Tasto dolente, anche nel racconto della mamma, la presenza di pochi bambini all’interno del nosocomio.

«Erano appena tre, in una struttura considerata centro di eccellenza unico nel suo genere in Italia. C’è qualcosa che non torna e che vorrei, anzi vorremmo visto che siamo in tanti a chiedercelo, perché ciò che avviene qui dentro non viene promosso e pubblicizzato. Perché i pediatri non consigliano le cure in questo luogo? Perché nessuno elogia il lavoro che viene svolto quotidianamente qui dentro nella cura dei nostri figli? Perché non esiste una divulgazione precisa delle informazioni legate al bene che fanno le cure in questa struttura?».

Domande al momento prive di una risposta. Con il tempo che trascorre inesorabile verso il 31 dicembre che potrebbe segnare, per sempre, la chiusura del Pio XII. —
 

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