Pioggia e freddo mettono in ginocchio gli apicoltori
BELLUNO. Il maltempo rischia di mettere in ginocchio gli apicoltori e annientare la produzione di miele.
L’allarme viene dal presidente di Apidolomiti, Carlo Mistron che guarda con preoccupazione sempre più crescente alle piogge e alle basse temperature di queste settimane.
«Le api con questo clima non escono dalle arnie», precisa Mistron, «fioriture in atto non ce ne sono e quindi le api stanno finendo le loro scorte di nutrimento, cioè di miele. Fra una settimana dovremmo avere lo sboccio del tiglio, ma se continua così non ci saranno fiori da succhiare. Quindi», fa un breve bilancio il presidente dell’associazione che raccoglie gli apicoltori della provincia, «considerando che la produzione di miele di acacia in gran parte è andata persa per la pioggia di maggio, pochissimo è stato prodotto anche con il tarassaco, resta da sperare sul tiglio. Se così non fosse, saremmo rovinati. Infatti, dopo questa fioritura, non c’è più nulla: al 10 di luglio la produzione mellifera per quanto ci riguarda si conclude».
La stagione attuale rischia, quindi, di essere peggiore anche di quella dello scorso anno. «Almeno l’estate scorsa a quest’ora le api portavano nelle arnie un po’ di melata, oggi invece non c’è niente».
Questa situazione crea problemi agli apicoltori che non potranno sostenersi con la vendita del miele. Ma oltre al danno c’è anche la beffa. «Infatti, se le api non escono per nutrirsi e fare anche il miele, non potranno incrementare le loro scorte di cibo nelle arnie. I loro rifornimenti infatti stanno finendo. Gli apicoltori saranno costretti anche a nutrire le loro api per evitare che muoiano. Ma questo non farà che aumentare i costi. E se poi», aggiunge Mistron, «la stagione dovesse leggermente riprendersi, gli imenotteri, per riuscire a produrre miele, dovranno comunque prima rimpinguare le loro scorte di cibo, e questo significa che produrranno comunque poco».
Le api, infatti, si nutrono essenzialmente di nettare, polline e miele. Di nettare e polline si nutrono prevalentemente in estate e primavera. Per sopportare e superare il lungo inverno, le api producono il miele di cui fanno abbondante scorta per avere cibo a sufficienza durante il freddo. Fatto il miele, lo chiudono ermeticamente nelle singole celle dei favi, che vengono aperte solo in caso di reale necessità. E se finiscono le scorte, come sta accadendo ora perché non possono cibarsi all’esterno, allora devono essere nutrite dall’uomo.
Mistron, sconsolato, spiega che «non si raccoglie niente a causa della grandine e anche del freddo. Dopo questi fenomeni temporaleschi così intensi la temperatura si è notevolmente abbassata. E così non si potrà raccogliere nulla. Speriamo che il meteo di stabilizzi per salvare un po’ la produzione».
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