Piste ciclabili, confusione nella segnaletica

Il problema riguarda soprattutto la zona tra Ponte, Longarone e Alpago Calligaro: «Ci sono più soggetti che intervengano sugli stessi percorsi»

BELLUNO. Una segnaletica frammentata e priva di continuità, che impedisce al cicloturista di orientarsi, soprattutto in un panorama di percorsi in continua evoluzione. «Il problema è complesso e necessita di un coordinamento tra i diversi enti per poter essere risolto», sottolinea Bortolo Calligaro, presidente della Fiab-Amici della bicicletta di Belluno, associazione che sabato scorso ha organizzato la prima uscita stagionale lungo il percorso ciclabile realizzato recentemente dal Comune di Ponte nelle (tappa finale dell’uscita la gelateria dell'Hotel Dante, a Lizzona dove, per ufficializzare l'inserimento nel circuito nazionale delle "Gelaterie amiche dei cicloturisti", è stato offerto il gelato a tutti i partecipanti).

E proprio nei tratti ciclabili tra Ponte, Longarone e Alpago, quello che si nota è «l’assenza di un sistema coordinato nella tabellonistica», prosegue Calligaro. «Nelle indicazioni si legge infatti “Via Regia”, ma manca una segnaletica che indichi dove andare per Belluno, Cortina o per Venezia. Il cicloturista si trova quindi spaesato. Ed è un peccato, visto che il nuovo percorso è ottimo».

Dovrebbero inoltre essere tolte le tabelle che portano i ciclisti che vogliono raggiungere l'Alpago ad attraversare il ponte sul Piave e la successiva rotonda che, per chi va in bici, rappresentano tratti pericolosi e intralcio al normale traffico. Ma il problema di una segnaletica non adeguata è generale e riguarda tutto il sistema di tratti ciclabili a livello provinciale. «Basti pensare ai tanti cicloturisti che si sono ritrovati a finire nelle lunghe gallerie dell’Alemagna», continua Calligaro.

«Ricordiamo che il “passaparola” è fondamentale. In questo modo non ci facciamo una buona pubblicità. Le stesse criticità si ripresentano anche nella parte meridionale della “Lunga Via delle Dolomiti”, da Belluno a Feltre. Un altro esempio è la ciclabile tra Safforze e Nuova Erto».

«Il fatto è che ci sono tabelle di varie tipologie posizionate da enti diversi, senza coordinamento e continuità», fa notare, «e la presenza di più progetti ciclabili sullo stesso percorso genera confusione. Manca un piano generale (o meglio, in Regione è solo sulla carta) e la segnaletica ne risente. Perché quest’ultima sia buona ed efficiente, bisogna mettersi nei panni del cicloturista, soprattutto di un “foresto”, di chi viene da fuori. Purtroppo la scarsa attitudine al turismo del nostro territorio provinciale si dimostra anche in questo: le tabelle devono essere fatte in funzione di chi transita in bicicletta, non per celebrare l’ente che ha realizzato l’opera».

«La Regione ha fatto un piano di segnaletica turistica Rev», dice ancora, «ma tra l’altro è prevista solo quella verticale, nulla per l’orizzontale, con le indicazioni sul manto stradale, che invece sono fondamentali, come dimostrato dall’utilizzo che ne viene fatto, per esempio, in Austria». Quello che Calligaro auspica è un intervento su scala locale, «nello specifico da parte della Provincia che speriamo possa dare indicazioni su come uniformare la segnaletica, avviando un coordinamento, anche tra i Comuni, e definendo le competenze».

A essere carente è pure la cartografia: «Stanno nascendo sempre nuovi percorsi e sembrerebbe ovvio che quest’ultima venisse aggiornata. Purtroppo non è così: anche in questo caso manca un coordinamento e c’è confusione sull’ente che se ne dovrebbe occupare».

Martina Reolon

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