«Più attenzione per i prodotti bellunesi»

La kermesse penalizzata dalla pioggia ma aumentano gli espositori. Giusti: «Sempre più produttori dall’alta provincia»

FELTRE. Piove. Poi smette. Poi riprende, giusto un pochino. Ma ormai il pranzo è servito ed è tardi per sperare anche solo di sfiorare il record di presenze. All'Antica fiera di San Matteo non mancano certo i prodotti da esporre, semmai i consumatori a cui venderli.

Pochi i visitatori che ieri passeggiavano lungo Campo Giorgio, dissuasi dal maltempo. Doppio colpo per la dodicesima mostra-mercato dei prodotti tradizionali locali, che quest'anno è stata seguita molto più dai bellunesi che non dai visitatori da fuori provincia. Tanti comunque i saluti e i sorrisi amichevoli che gli espositori si sono scambiati con i passanti, segno che bene o male tutti si conoscevano e che a unirli era la comune passione per le primizie locali e per la loro qualità.

Amareggiato Valerio Giusti, presidente del consorzio di tutela della noce feltrina, il frutto simbolo della fiera: «Il tempo purtroppo ci ha penalizzati», constata l'organizzatore, «però chi è passato ha dimostrato molta più attenzione al prodotto bellunese, dalla provenienza al confezionamento. Quest'anno abbiamo avuto 54 espositori, un numero che cresce di anno in anno e che include anche sempre più produttori dell'alta provincia. La Fiera di San Matteo vuole fare un po' la sintesi dell'annata agricola e valorizzare i prodotti montani, che per diversi motivi vengono a costare più di quelli di pianura, ma che proprio per questo vanno spinti e promossi».

Gli sguardi al cielo, gli ombrelli in mano, i visitatori della domenica passeggiano tra un banchetto e l'altro cercando la miglior confettura di lamponi, il panino alla zucca più buono o la forma di formaggio più saporita. Ci sono anche la condotta Slow food Feltrino e Primiero con il presidio del fagiolo Gialét, il gruppo Coltivare condividendo con i semi da scambiare, l'istituto agrario di Vellai con il progetto regionale “Bionet” per la conservazione della biodiversità e le gabbie di razze avicole venete da proteggere dall'erosione genetica.

Sui banchi scarseggiano le verdure, abbondano le zucche, le patate e ovviamente le noci e le castagne, che dalla pioggia e dall'umidità hanno tratto la loro miglior linfa vitale. I punti ristoro della Pro loco di Fonzaso e del Gilf sfornano panini e piatti senza interruzione, le rispettive code si perdono a vista d'occhio tra i banchetti. In centro storico qualcuno si avventura alla Fiera dell'oggetto ritrovato, alla ricerca della chicca del giorno. L'abbinata delle due fiere ha funzionato meglio l'anno scorso: quest'anno non ha fatto che disperdere imprevedibilmente il pubblico. Qualcuno si lamenta ma qualcuno, più realista, fa spallucce. «Andrà meglio il prossimo anno».

Francesca Valente

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