«Più forte il ruolo degli enti locali»

Il sindaco Massaro vede più elementi positivi che negativi

BELLUNO. Non è un tifoso da stadio e quindi identifica con precisione i punti deboli della riforma ma soprattutto della campagna referendaria: «Così bassa da farci perdere un’occasione di democrazia». Nel pesare gli aspetti positivi e quelli negativi, tuttavia, il sindaco di Belluno Jacopo Massaro è convinto che occorra guardare dove pende la bilancia. È nel suo caso pende per il Sì, in particolare per la riforma del Senato.

È corretto affermare che il nuovo Senato prenderà il posto delle conferenze Stato-Regioni-Città?

«Sì, si tratta di realtà snobbate e poco note, ma dove in realtà si fa un lavoro consistente e importantissimo. Se in alcuni casi le leggi passate al vaglio delle due Conferenze non sono state tenute in considerazione sufficiente, è proprio perché esse non sono organo dello Stato. La riforma supera le conferenze e le porta in Senato, rafforzando il rapporto tra gli enti locali e il governo».

Lei non teme la perdita del bicameralismo perfetto?

«No, per diversi motivi, ma trovo significativa la ricostruzione dei lavori preparatori della Costituente fatta da Franco Pizzetti. I costituenti decisero di mantenere l’eredità delle due Camere già esistenti (una nominata dal re, l’altra dal popolo) perché non c’era più tempo per decidere cosa farne. Il relatore Costantino Mortati spiegò che tra le varie opzioni, quella del bicameralismo perfetto era auspicabile perché rallentava il processo di formazione delle leggi, dando più tempo alla riflessione. Il punto è: oggi c’è ancora la necessità, o meglio, possiamo ancora permetterci, tanta lentezza? Come amministratore ho l’impressione che lo Stato non sia abbastanza rapido nel dare risposte alle necessità del Paese. Per questi motivi io credo che la riforma sia migliorativa. La vera riforma sta proprio nella fine del bicameralismo perfetto e nell’istituzionalizzazione delle conferenze Stato-Regioni-Città. Purtroppo si è voluto allargarla e diventa più difficile farla passare».

Tra le cose negative c’è anche il rafforzamento dei nostri vicini a statuto speciale.

«Non sono d’accordo. La parola “d’intesa” non cambia ciò che è già nei fatti, perché lo Stato oggi si limita ad approvare gli Statuti che provengono dalle Province autonome, non si fanno modifiche insieme».

Lei crede che l’area vasta montana sarà un passo avanti per Belluno?

«Io cancellerei le Regioni, più che le Province, perché sono grossi centri di burocrazia e gestione, mentre dovevano avere un ruolo solo di programmazione. Il problema è riconoscere Belluno come area speciale. Però osservo che si parla di Belluno (e Sondrio) mai come in passato, politicamente si muove qualcosa. In ogni caso la riforma costituzionale non peggiora la situazione e anzi mi sembra che si punti verso l’alto». (i.a.)

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