Pizzarotti in tensione finanziaria: «Ma nessun impatto sulla pista da bob di Cortina»

L’impresa costruttrice dello Sliding centre è a corto di liquidità per il mancato incasso degli anticipi di denaro da parte di alcuni committenti

Alessandro Michielli
Il cantiere della futura pista da bob di Cortina
Il cantiere della futura pista da bob di Cortina

 

Pizzarotti, la ditta costruttrice della nuova pista da bob di Cortina, si trova in tensione finanziaria.

La società si appresta ad avviare la procedura di crisi in bonis (art. 12 d. lgs. 12 gennaio 2019), che consiste nella composizione negoziata per la soluzione della crisi d’impresa. Gli accordi in bonis sono dei negoziati tra un’azienda e i suoi creditori, fatti per risolvere temporaneamente una situazione di crisi economica, attraverso la definizione di un piano di ristrutturazione del debito.

Pizzarotti, nel corso dell’esercizio 2024, ha rimborsato agli istituti finanziatori quasi 90 milioni di euro in linea capitale, oltre alla componente interessi pari a circa 25 milioni di euro. Ora l’ago della bilancia restano i fornitori, che devono confermare la fiducia nei confronti della società. 

«Stiamo avviando questa procedura per permettere la ripianificazione del debito bancario con gli istituti di credito», afferma Francesco Aguglia, General Manager Domestic Operations di Pizzarotti. «L’azienda mantiene completamente il suo controllo e non prevede amministratori esterni. È prevista solo la figura di un mediatore che serve alle parti per negoziare la migliore ripianificazione. La composizione negoziata non prevede una riduzione del debito da parte di chi avvia questa procedura: è solo un cambio di scadenza del debito. Quindi non si tratta di una procedura di riduzione delle proprie obbligazioni verso gli istituti di credito».

Per quale motivo avete avviato la procedura?

«Lo abbiamo fatto per tutelare le attività industriali, quindi in primis i nostri fornitori, perché la liquidità disponibile in azienda viene concentrata sui fornitori e non viene distolta per andare a restituire il debito bancario, almeno temporaneamente. Quindi facciamo un piano per riallinearlo a quelli che sono gli standard produttivi dell’azienda in modo che sia sostenibile. Si tratta di un’operazione a tutela dei fornitori, dei dipendenti e dei partner che lavorano con noi».

Quali sono i motivi di questa crisi?

«Nel nostro caso è stata causata dal mancato incasso di alcuni anticipi che attendevamo. Questo è un business che richiede un grande flusso di cassa. Abbiamo preso molti lavori nel corso del 2022/2023 e questi non hanno sviluppato quelle liquidità in termini di anticipi erogati che ci aspettavamo e che erano stati messi come presupposto del precedente piano di ammortamento del debito. Non essendoci questi anticipi, il piano deve essere riscandenziato».

Quali sono i cantieri che non hanno erogato la liquidità pattuita?

«In particolare hanno riguardato i cantieri italiani, ma non la pista da bob. Oggi in Italia abbiamo 22 cantieri aperti, la maggior parte ferroviari, di cui 7 finanziati con fondi Pnrr. Sviluppiamo un fatturato annuo, solo in Italia, di circa un miliardo»

I cantieri che state seguendo corrono qualche rischio?

«Questa procedura viene fatta proprio per salvaguardare l’attività industriale. Quindi tutto procede come prima. È chiaro che è importante la collaborazione reciproca e la fiducia da parte dei fornitori. Quindi se ieri ci davano una certa credibilità, è ovvio che questa credibilità dovrebbe rimanere proprio in virtù del fatto che abbiamo aperto un procedimento che tutela loro in primis. Noi stiamo cercando di rispondere ai fornitori rassicurandoli, ma soprattutto pagandoli».

Sul cantiere della pista da bob tutto procederà regolarmente?

«Ribadisco, i lavori su tutti i nostri cantieri procedono regolarmente e non prevediamo nessun tipo di disfunzione legata a questa situazione».

 

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi