Plastics spegne cinquanta candeline
LIMANA. Dalle sorpresine degli ovetti Kinder alle prese elettriche per i banchi frigo. La Plastics di Limana festeggia i suoi 50 anni all'insegna della plastica, con oltre 400 clienti in tutto il mondo, dalla Svezia all'Australia. «Sono stati i nostri genitori – racconta Beatrice Fregona, la primogenita, oggi responsabile dell'amministrazione e della divisione commerciale – a dare vita all'azienda nel 1964; già allora la plastica era fondamentale nell'industria».
Il padre, Adriano Fregona, classe 1931, e la moglie Rosanna Sanguinetti (nata a Forlì nel 1940) iniziano così, proprio cinquanta anni fa, l'attività di stampaggio di materie plastiche, quasi in sordina, in un piccolo garage a Limana. Lui era emigrato a 17 anni a Milano, in cerca di fortuna; poi per vari anni sarà venditore di macchine per lo stampaggio della fabbrica Negri Bossi, girando in lungo e in largo per l'Italia. Ma il desiderio di rientrare a casa era troppo forte. Tanto almeno quanto il coraggio di mettersi in proprio.
Partono dunque i due sposini con una pressa, stampando le foglie dei fiori di plastica; nel 1970 accanto alla casa nasce il primo capannone e le presse diventano cinque; oggi sono 45 e poco distante è sorto, nel 1991, un altro grande capannone da 2.200 metri quadri. «All'inizio si producevano milioni e milioni di esemplari delle sorpresine degli ovetti Kinder. Io ero bambina – spiega Beatrice – e ricordo i pupazzetti da montare in quattro o cinque pezzi. Il cowboy, ad esempio, con la base, le gambe con i pantaloni color jeans, il torace con la camicia colorata e la testa con il cappello. Che divertimento vedere come prendevano forma nella pressa. Poi si realizzavano manici dei pennelli da barba, filtri e tappi per i bocchini delle sigarette, maniglie per le cucine. Allora una buona parte della lavorazione era ancora manuale. Poi siamo cresciuti, sono aumentate le macchine, sempre più raffinate e precise». Due le famiglie dei prodotti: una legata all'occhialeria, l'altra all'industria dei banchi frigo. «Per gli occhiali ci siamo specializzati nelle capsule copri-cerniera, indispensabili per evitare che nei buratti, dove le montature in plastica vengono levigate, le cerniere in metallo le graffino. L'idea fu suggerita a mio padre da un amico del Cadore; oggi ne abbiamo 2.500 modelli, per i quali disegniamo, con la nostra officina meccanica interna, anche lo stampo in acciaio. E lavoriamo per i maggiori marchi, da Luxottica a De Rigo, da Safilo a Marcolin, a Marchon».
Clienti per i banchi frigo sono la padovana Arneg e la vicina Costan, il cui stabilimento dista pochi metri dalla Plastics. «Per i loro banchi realizziamo le connessioni elettriche sia per la ventilazione che per l'illuminazione, secondo i massimi standard di qualità. Ma abbiamo anche porta-lampade, plafoniere per illuminazione a led, prese elettriche per motori ed altri articoli, molti dei quali brevettati».
Oggi la Plastics occupa 43 addetti, oltre ad una decina di interinali per particolari progetti, e dai 300 milioni di lire degli anni '70 ha toccato nel 2013 i 5 milioni di fatturato. «Fortunatamente – dice Beatrice – abbiamo avuto un andamento sempre in crescita, se si fa eccezione per il 2009, l'anno della crisi più acuta a livello mondiale. Ed anche il 2014 dovrebbe chiudersi in crescita».
In prospettiva c'è il passaggio degli uffici nel nuovo capannone a Cesa di Limana, dove si producono le connessioni elettriche (quasi un milione e mezzo all'anno), lasciando nella vecchia sede officina meccanica e progettazione. E intanto si festeggiano i primi 50 anni di attività.
Stefano Vietina
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