Pm10, in provincia ancora i vecchi impianti
BELLUNO. Arriva l’inverno e con esso ritorna l’allarme benzoapirene in provincia. L’uso della legna come combustibile per il riscaldamento domestico e la cottura di cibi, torna a far parlare di sè nel periodo invernale quando la sua combustione va ad aumentare la produzione di polveri sottili e ad inquinare l’aria che si respira.
L’allarme non interessa più soltanto le aree montane, da sempre le maggiori consumatrici di legname per il riscaldamento visto anche il costo ridotto rispetto ad altre materie prima, ma ora si sta diffondendo anche in pianura. E il motivo va ricercato nella crisi economica che ha portato molti veneti a ripiegare su caminetti e stufe a legna per risparmiare. Esemplare è il boom registrato in questi ultimi anni dal pellet, soprattutto in pianura.
Sul benzoapirene, sostanza tossica indicata come prima causa di tumori delle vie respiratorie, l’Arpav ha eseguito una indagine da cui è risultato che la provincia di Belluno è la maggiore utilizzatrice di legna da ardere con il suo 65%, anche se le famiglie utilizzatrici sono numericamente inferiori rispetto alle altre province (60.846).
Anche la durata dell’accensione degli apparecchi domestici a biomasse legnose influisce sulla percentuale di polveri sottili presenti nell’aria. Logicamente nel Bellunese il tempo di apertura delle stufe è più lungo che in altre parti del Veneto: infatti qui si registra un tempo che copre l’intera settimana e anche tutto l’anno solare.
Per quanto riguarda l’uso del pellet è Rovigo a detenere il primato con il 25%, seguita da Padova (22%), e Venezia (21%). Mentre la legna da ardere comune è più frequentemente utilizzata nelle provincia di Belluno (93%).
Per quanto riguarda gli impianti utilizzati per il consumo di legna, in montagna la stufa tradizionale rappresenta quasi il 50% del parco degli impianti, contro il 35% in pianura. Diffuse nel Bellunese anche le stufe in maiolica o stube (22%). «Quindi è evidente una presenza percentuale maggioritaria degli apparecchi tradizionali, quindi più inquinanti rispetto a quelli più avanzati», precisa il direttore dell’Arpav di Belluno, Rodolfo Bassan. Che aggiunge: «Per questo importante è rottamare i vecchi impianti, preferendo quelli di ultima generazione che garantiscono un maggior rispetto per l’ambiente e la salute. Importante è poi procedere poi alla pulizia della canna fumaria con una certa periodicità».
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