Poche donazioni: un flop per il Fondo solidarietà

A qualche mese dalla sua costituzione sono stati versati appena 9mila euro Pochi per rispondere alle 80 richieste di aiuto di famiglie in difficoltà
Di Paola Dall’anese
al catullo la presentazione del logo riferito al progetto" rete di solidarietà" realizzato dagli studenti con la partecipazione delle associazioni di categoria
al catullo la presentazione del logo riferito al progetto" rete di solidarietà" realizzato dagli studenti con la partecipazione delle associazioni di categoria

BELLUNO. Fa fatica a decollare il fondo di solidarietà bellunese, istituito alcuni mesi fa da sindacati e associazioni imprenditoriali a sostegno delle persone che hanno perso il lavoro e che non percepiscono alcun ammortizzatore sociale.

A parte i 150 mila euro promessi e deliberati (ma non ancora versati) dal Consorzio Bim, ad oggi nelle casse del fondo ci sono poco più di 9 mila euro donati da cittadini e associazioni.

In tali condizioni il fondo non può partire e soprattutto non può sostenersi. E il rischio che si trasformi in un flop è dietro l’angolo. Un vero peccato, visto che sono già un’ottantina le domande di aiuto arrivate, tramite i centri di assistenza fiscale, al comitato promotore presieduto da Anna Orsini; domande al momento inevase, visto che il comitato, oltre ad avere a disposizione pochi soldi, deve prima valutare che i richiedenti non usufruiscano di altri benefit.

La colpa del flop del fondo va senza dubbio ricercato nella crisi che morde un po’ ovunque, con cittadini, imprese e istituzioni in difficoltà a donare una cifra seppur minima. «Stentiamo a partire perché le difficoltà per le persone e le imprese sono molte», spiega Luigi Curto, presidente della Camera di Commercio. «Serve la solidarietà, ne siamo tutti consapevoli, ma ci sono delle priorità. Anche noi riceviamo ogni giorno richieste di aiuto da parte di imprese che non hanno nemmeno più i soldi per pagarsi i corsi sulla sicurezza nel lavoro».

Parla di rischio flop anche il direttore di Confartigianato, Walter Capraro: «Siamo in un momento difficile, per il singolo diventa dura donare. Dovrebbero essere gli enti pubblici a sostenerci».

Il sindacato non si scoraggia per far fronte a questo momento di defaillance sta pensando di chiedere l’intervento dei lavoratori e delle imprese. «Capiamo che la situazione è critica», precisa Ludovico Bellini, segretario della Cgil, «ma c’è tanta gente che ha bisogno del nostro aiuto. Quando torneremo dalle ferie e le fabbriche riapriranno, come sindacato andremo a sensibilizzare i lavoratori, affinché una tantum possano donare un’ora di lavoro a chi è meno fortunato di loro. Altrettanto dovranno fare le imprese».

«Inoltre», conclude, «l’intento è quello di promuovere il fondo in modo capillare, magari inserendo all’interno delle buste paga un foglietto di avviso o affiggendo cartelli in giro per la provincia. È importante far sapere che, se un cittadino vuole offrire qualcosa tramite bonifico, lo può fare a costo zero, grazie a un accordo siglato con alcune banche. Non ci sono spese».

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