Poche risorse, Belluno Donna è a rischio

La presidente Cubattoli: «Andremo avanti ma non sappiamo fino a quando. Tutti i comuni dovrebbero dare qualcosa»

BELLUNO. «Continueremo ad andare avanti nella nostra attività, ma non sappiamo fino a quando». Nella Giornata contro la violenza sulle donne, la presidente del centro antiviolenza Belluno Donna, Anna Cubattoli, nel corso dell’incontro organizzato dallo Spi Cgil, fa una dichiarazione che mette in allarme un sistema esistente da oltre un decennio e che rischia di incepparsi, se non arriveranno risorse finanziarie adeguate a sostenere il lavoro delle tante volontarie impegnate nell’aiutare donne che vivono sulla loro pelle la violenza fisica, ma anche quella psicologica ed economica.



«In questi anni l’attività è stata garantita da fondi che ci vengono dai comuni di Ponte nelle Alpi, Belluno e Feltre. Ma anche tramite autotassazione delle socie, mercatini, iniziative varie e cercando tra i bandi regionali e nazionali su questo tema. Ma da noi si rivolgono donne provenienti da tutta la provincia, quindi non è giusto che pochi Comuni si facciano carico di tutte le spese. Per questo abbiamo proposto che le amministrazioni contribuiscano con una quota minima, per esempio 50 centesimi per ogni abitante, come fanno in altre realtà italiane».

Cubattoli ha evidenziato come la carenza di soldi impedisca di ampliare l’attività.

«Il centro è a Ponte nelle Alpi e da qualche tempo abbiamo aperto una succursale a Feltre, ma restano da intercettare più da vicino le donne che abitano in Comelico, in Cadore o in Agordino, per le quali non è semplice raggiungerci. Volevamo attivare una sorta di sportello itinerante per andare noi dalle donne, però non possiamo farlo perché questo ricadrebbe ancora una volta sulle spalle delle volontarie. Inoltre, il nostro problema è anche numerico: infatti, per ottenere dei finanziamenti cospicui è necessario avere un numero elevato di utenti, cosa che è difficile vista anche la diminuzione della popolazione bellunese».

E come se non bastasse, a rendere ancora più difficile questa attività, ci si mette anche la Regione Veneto che «a fronte dei pochi soldi che abbiamo, ci impone di tenere aperto lo sportello 5 giorni su 7 con personale qualificato e dal prossimo anno forse dobbiamo prevedere anche la reperibilità notturna e festiva. È sconfortante da parte nostra vedere che per reperire fondi si stornano energie che dovrebbero andare per aiutare le donne».



Dal dicembre 2004 al 2016 al centro Belluno Donna sono arrivate 677 donne, «praticamente una a settimana e il 77% di loro è italiana, come lo è l’85% di chi ha usato loro violenza. Inoltre dal gennaio a ottobre 2017 sono state accolte 105 donne (68 italiane e 33 straniere), mentre sono già 17 quelle in carico dal 2016. Nella casa rifugio sono state ospitate 16 donne e 11 minori. Inoltre, sei donne hanno usufruito dello sportello lavoro e per tre di queste c’è stato anche un avviamento nel 2016. Infine, per quanto riguarda il Feltrino, dal 2004 al 2015 le donne che sono giunte al centro sono state 91, mentre da quando abbiamo aperto una succursale a Feltre sono già 24. Se riusciremo a vincere il bando regionale potremmo aprire anche uno sportello a Belluno per dare possibilità alle donne dell’Agordino di raggiungerci facilmente».

Nel corso dell’incontro, moderato da Maria Rita Gentilin coordinatrice Donne Spi Cgil, è emerso come sia necessario intervenire sulla cultura delle persone a cominciare dai giovani «che ancora oggi tollerano e giustificano la violenza di genere nei loro rapporti personali, come ha dimostrato uno studio fatto qualche anno fa su 3000 studenti delle superiori del Bellunese. E per questo abbiamo iniziato tre anni fa un lavoro proprio negli istituti scolastici», ha confermato Cubattoli.

A ricordare come la donna resti tuttora discriminata nella società rispetto agli uomini anche sul fronte lavorativo, è stata la vice sindaco Lucia Olivotto, mentre Paola Salomon dell’Isbrec ha fatto un excursus storico della violenza sulla donna. Alla fine l’appello a tutti i comuni a dare un contributo economico a Belluno Donna è arrivato anche dal segretario dello Spi, Renato Bressan: «La violenza sulle donne deve essere una priorità per gli enti locali».

 

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