Polizia postale di Belluno si va verso la chiusura
BELLUNO. La Polizia postale di Belluno rischia di chiudere. A lanciare l’allarme è la segreteria provinciale del Sap, sindacato autonomo di polizia. «Nell’era dell’informatica, rischia la chiusura la sezione della Polizia postale di Belluno, cioè il presidio più avanzato nel contrasto alle truffe on line, pedopornografia, cyberbullismo».
«Secondo quanto comunicatoci dal Dipartimento della Polizia di Stato, le sezioni della Postale destinate alla chiusura sarebbero 54 in tutta Italia, 4 in Veneto: Belluno, Treviso, Vicenza e Rovigo. Si tratta», prosegue il Sap, «di una perdita di professionalità importante oltre che di un presidio che negli anni è diventato un punto di riferimento per i bellunesi per tutti i cosiddetti reati informatici. Sono state oltre 250 le denunce presentate negli ultimi due anni negli uffici di via Vittorio Veneto, quasi un centinaio le indagini sviuppate per truffe sul web, oltre 30 i fascicoli aperti per clonazione ed utilizzo indebito di carte di credito e bancomat».
Il progetto ministeriale “Nuova architettura della Polizia Postale e delle Telecomunicazioni” prevede che in Veneto restino aperte solo le sezioni di Padova e Verona, oltre al Compartimento Regionale di Venezia. «Non si può smantellare una delle eccellenze della Polizia», afferma il sindacato, «in nome di una razionalizzazione inutile che porterebbe a un risparmio economico praticamente inesistente; non deve infatti sfuggire che i costi relativi all’affitto della struttura dove ha sede la Postale bellunese sono a carico di Poste Italiane». Il Sap poi evidenzia «il paradosso tra l’incremento, da un lato, dei reati informatici e la riduzione, dall’altro, delle risorse, anche umane, nel settore postale».
Il disegno ministeriale prevederebbe l’istituzione della “sezione reati informatici” all’interno della squadra mobile della Questura. «I 9 poliziotti attualmente operativi in via Vittorio Veneto confluirebbero tutti in questa nuova sezione o una parte verrebbe dirottata ad altri servizi della Questura? E dove troverebbe collocazione questa nuova sezione all’interno della Questura bellunese che ad oggi non ha spazio nemmeno per la Digos sotto sfratto da più di un anno?», si chiede il sindacato autonomo. «Non possiamo inoltre», prosegue, «non evidenziare la contraddizione tra la campagna educativa itinerante “una vita da social” realizzata dalla Polizia postale in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e con il patrocinio dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza nazionale, nell'ambito dei progetti di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della rete per i minori. Tale provvedimento è in netto contrasto con il bisogno di sicurezza di cui il Paese ha bisogno, tanto più adesso che sul web viaggiano le minacce più variegate. Mentre il numero degli utenti connessi alla rete è in costante aumento (nel 2016 l'Italia ha registrato un +2,9%) si taglia quasi il 30% degli agenti della Postale presenti sul territorio nazionale con una conseguente diminuzione della sicurezza dei cittadini. Tutte le autorità politiche ed istituzionali locali intervengano prima che sia troppo tardi».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi