Polizia provinciale e politici interessata la Corte dei Conti

BELLUNO. La lettera della procura è partita. Destinatario la Corte dei Conti. Oggetto la richiesta di valutare eventuali responsabilità da parte degli amministratori della Provincia degli ultimi...

BELLUNO. La lettera della procura è partita. Destinatario la Corte dei Conti. Oggetto la richiesta di valutare eventuali responsabilità da parte degli amministratori della Provincia degli ultimi ventitré anni, sulla base dell’inchiesta per peculato (le automobili usate per andare e tornare a casa) chiusa nelle scorse settimane dal procuratore Francesco Saverio Pavone e che ha coinvolto 30 agenti della polizia provinciale. Per tutti, lo scorso 22 dicembre è stato chiesto il rinvio a giudizio e per uno non c’è soltanto l’ipotesi di reato di peculato, ma anche quella di falso e falso ideologico sugli orari d’inizio e fine del servizio.

C’è un regolamento approvato nel 1993, secondo il quale agli agenti potevano utilizzare l’auto di servizio per questo tipo di spostamento, ma è proprio la legittimità del documento che la procura della Repubblica contesta. Il presidente era Oscar De Bona, l’assessore competente che ha proposto il regolamento era Sergio Reolon e il segretario generale che ha firmato l’atto era Antonio Padovan. A votare favorevolmente, però, fu l’intero consiglio provinciale e quindi gli accertamenti della Corte dei Conti riguarderanno tutti quelli che con il loro voto hanno approvato questo atto.

ll regolamento non solleva gli agenti dalla responsabilità penale, secondo Pavone, e lo stesso procuratore sottolinea come il privilegio accordato agli agenti sia molto singolare per dei dipendenti pubblici, così come la possibilità a loro accordata, di comunicare l’orario di entrata e uscita dal servizio con un semplice messaggino. Pertanto, sarà la Corte a stabilire se c’è stato un danno erariale ed, eventualmente, a quanto ammonta, con tutto quello che può significare. Ci vorrà inevitabilmente un po’ di tempo, per avere questa risposta, intanto il giudice per le indagini preliminari dovrà decidere sul rinvio a giudizio o meno. Non sarà Pavone a sostenere l’accusa, perché ormai è a quattro giorni dalla pensione. (g.s.)

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