Pollai riscaldati: ecco la Val Menera
PIAN CANSIGLIO. Anche ieri la prima preoccupazione di Alex Gava e di sua madre è stata quella di raccogliere le uova, prima che congelassero. In Val Menera, vicino a Pian Osteria in Cansiglio, hanno trenta galline. Fa così freddo, da queste parti, che perfino i pollai sono coibentati. «Raccogliamo venti uova al giorno. Andiamo in ricognizione tre o quattro volte al giorno, per timore che col gelo scoppino. Succede spesso», racconta Alex, divertito ma non troppo. Ovviamente nei pollai ci va con sciarpa e guantoni. «Li abbiamo coibentati perché alle povere galline si congelavano le zampe».
La famiglia Gava conduce, in quella che viene chiamata "la Siberia del Cansiglio", appunto la Val Menera, un caseificio, un allevamento ed un agriturismo. Ha lasciato la pianura e, quindi, le comodità di Godega Sant’Urbano per vivere quassù. Anche se non è facile a -26, come spesso capita durante l’inverno. Ma Alex, 38 anni, non tornerebbe indietro. E nel passato avrebbe avuto motivi seri per farlo, dopo i ripetuti assalti prima degli orsi, poi dei lupi. Decine le pecore sbranate. Fino a che l’allevatore non ha deciso di recintare il pascolo e, comunque, di riportare la notte il gregge e la mandria in stalla.
Prima di Natale, il Burian ha avuto un’anticipazione sull’altopiano, con fiondate della colonnina di mercurio sotto i 25, perfino i 26 gradi. Ieri, invece, la temperatura era quasi “primaverile”: -16 all’alba, -7 verso mezzogiorno. «Il posto più freddo, l’autentica Siberia del Veneto Orientale, è laggiù», Alex indica il fondo valle. «Quella è la Val Scura e il termometro raggiunge spesso i -30, anche di più. Un tempo vi si rifugiavano i cervi, adesso nemmeno un animale».
I Gava hanno cinquanta mucche, 130 capre, settanta pecore. Entriamo in stalla e ti prende il desiderio di stare in maniche di camicia. Siamo a più sette. Ma qui non c’è riscaldamento. È coibentata la copertura dello stabile e le bestie, come si sa, si riscaldano respirando. «L’attenzione principale è per l’acqua», informa Alex. «Dobbiamo evitare che congeli e bastano cinque minuti di bassa temperatura perché questo accada». E quindi i Gava si cimentano in una corsa continua.
Entriamo nel caseificio e qui risaliamo a +18. In questo caso, però, il beneficio è dato dal riscaldamento, che d’estate si trasforma in refrigerazione. I tubi dell’acqua sono attraversati internamente da un filo elettrico che li tiene riscaldati. Qui in stalla come nella vicina abitazione. «Ecco un altro problema di chi vive col Burian tutto l’inverno», spiega Alex. «Non puoi azzardarti ad uscire improvvisamente da casa, dove hai magari 20 gradi, e farti catturare dai 17 o 20 gradi sotto zero dell’esterno; la polmonite te la prendi di sicuro. Ogni giorno, pertanto, sei obbligato a decine di cerimonie di vestizione e svestizione. È davvero uno stress».
Sabato scorso la temperatura era di 2 gradi, al mattino, quando Belluno raggiungeva 10 gradi e Vittorio Veneto 12. Già nel primo pomeriggio il termometro scendeva a -6. L’escursione termica è pesante, durante tutto l’inverno. A volte la differenza è anche di 40 gradi. La stessa gestione dei macchinari, a cominciare dai trattori che vanno a nafta, diventa problematica. «D’inverno stiamo bene quando nevica», sorride Gava, «perché le temperature sono più miti (si fa per dire)». Non importa se lui e i suoi uomini impegnano la notte a pulire la strada di accesso con la ruspa, come pure il piazzale di Pian Osteria, lungo la strada regionale che attraversa l’altopiano del Cansiglio, da Vittorio Veneto a Tambre.
L’isolamento quassù, in mezzo alla foresta, è reale solo per qualche ora, quando la precipitazione è abbondante. Ma i servizi sono assicurati. Compreso il pulmino scolastico dall’Alpago.
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