Pompieri, Pezzè lascia dopo 33 anni di servizio

ROCCA PIETORE. «Ci vuole passione». Non si stanca di ripeterlo Gianni Pezzè, che dopo 33 anni di servizio al distaccamento dei vigili del fuoco volontari di Rocca Pietore, ha lasciato il servizio per...
Di Lorenzo Soratroi

ROCCA PIETORE. «Ci vuole passione». Non si stanca di ripeterlo Gianni Pezzè, che dopo 33 anni di servizio al distaccamento dei vigili del fuoco volontari di Rocca Pietore, ha lasciato il servizio per raggiunti limiti di età.

Ci vuole passione, ma anche una famiglia alle spalle che ti capisce, sostiene il tuo slancio incondizionato ad aiutare il prossimo e ti lascia andare quando il dovere chiama.

Pezzè è lo storico titolare dell’Hotel Aurora a Saviner di Laste. «Quante volte», racconta, «anche con la sala da pranzo piena, mia moglie Jolanda e mia cognata Domenica, dopo che il telefono aveva squillato per un intervento, mi hanno detto “vai, vai che ci arrangiamo noi”. Devo tutto a loro. Bisognerebbe ricordarsi più spesso di ringraziare le famiglie dei volontari».

Gianni Pezzè entra a far parte dei volontari di Rocca Pietore nel 1979, all’età di 27 anni. All’epoca c’erano quattro distaccamenti; Caprile, Sottoguda, Rocca Pietore e Laste, sulla carta ancora attivi, anche se operativamente da qualche anno si sono raggrupati in quello di Caprile. «Non avevamo attrezzatura», ricorda. «Si usciva un po’ all’avventura con solo una vecchia campagnola R59. Un paio di anni dopo arrivò al comando provinciale di Belluno l’ingegner Volpini. Una persona straordinaria. Ci fece una proposta: dotare Caprile di un’autobotte in cambio dell’unificazione dei quattro distaccamenti. Ci pensammo su un po’ e accettammo. Così arrivò la Ps 150, il primo mezzo antincendio completo di attrezzatura, ma soprattutto di acqua».

Un’operazione che si rivelò lungimirante solamente un’anno dopo, nel 1983, in occasione del pauroso incendio di Moè, che distrusse il cuore della frazione di Laste. Forse l’evento che resterà per sempre nella memoria di servizio di Gianni. «Eravamo pronti in distaccamento per fare delle prove degli idranti a Bramezza», ricorda, «quando arrivò la chiamata. Ci precipitammo a Moè, dotati solo di un paio di stivali, elmo e pastrano, ma con l’acqua che servì a scongiurare l’estendersi delle fiamme. Restammo lì dalle 4 del sabato alle 4 del mercoledì, dormendo qualche ora a turno».

Nella bacheca dei ricordi di Gianni c’è la partecipazione al programma della Rai “1Mattina”, che trasmise in diretta un’esercitazione dei vigili del fuoco. O quando accompagnò fino a Brindisi i volontari che parteciparono alla “Operazione Arcobaleno” in Bosnia.

Anche se già in vista della “pensione”, qualche anno fa a frequentato e superato l’esame da caposquadra. «Perché c’è sempre da imparare», spiega. «E questo deve essere lo spirito che anima il volontario. Purtroppo non lo ritrovo più in tanti giovani. Anche il nostro lavoro è cambiato».

Gianni Pezzè appende al chiodo l’elmo ma lascia un distaccamento che conta ben 22 volontari, tra questi una ragazza; Cinzia del Zenero. Il suo impegno continua però con i volontari della Croce Bianca di Rocca Pietore, dove figura tra i fondatori. Insomma una vita al servizio degli altri. Con passione.

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