Porta bloccata, passeggeri “prigionieri” del treno
FELTRE. Prigionieri di un pulsante tecnologico in un treno d’epoca, che si è inceppato proprio davanti alla stazione a Feltre, nella corsa Treviso-Belluno di un venerdì pomeriggio di rientro per centinaia di pendolari e studenti. Una quarantina di persone, la metà dei pendolari feltrini, non è proprio potuta scendere a Feltre ed è stata dirottata alla prima stanzioncina utile, quella di Busche. E tutto perché? Perché il pulsante che ha sostituito da un paio di anni i maniglioni ad apertura manuale dei vecchi treni, alcuni dei quali continuano a viaggiare insieme ai più moderni “Minuetto”, non ha voluto saperne di funzionare.
All’avvicinarsi della stazione, gli occupanti dei due scompartimenti si erano fatti trovare belli pronti per scendere, assiepandosi davanti alla porta. Poi, la sorpresa. Schiaccia il pulsante una volta, schiaccialo due, al terzo, quarto tentativo le persone si sono arrese e hanno cominciato sincronicamente a guardare alla possibile via di fuga. E mica per prenderlo, il treno. Ma per potersene liberare. Non senza fatica, quaranta persone si sono riversate sulla corsia dello scompartimento, zigzagando in massa per non pestare i piedi ai vicini, per non travolgere valigie a rischio inciampo e tamponamento a catena, e per prevenire botte sugli stinchi, con l’obiettivo di arrivare all’altra porta.
Tutto inutile. Le porte si sono implacabilmente richiuse davanti agli occhi degli sventurati e il treno ha ripreso la sua marcia. Una piccola delegazione si è allora portata alla cabina del conducente, chiedendo di fermare il treno (invano) perché tanta gente non era potuta scendere. Gli addetti si sono giustificati dicendo che loro avevano assistito alla discesa dal treno e che pensavano fosse tutto a posto. Del resto, i macchinisti non sono dotati di pannelli di controllo collegati alle pulsantiere degli apriporte. Quindi, se non c’è qualcuno a disposizione che vada a controllare, è impossibile sapere se ci sia stato qualche malfunzionamento o meno. A raccontare il rocambolesco episodio, non senza ironia e l’autorevolezza che si conviene al primo dipendente dell’Usl Dolomiti richiesto dall’azienda zero del Veneto, è Marco Cercenà.
Che il pendolare lo fa “felicemente per scelta”, senza potersi trattenere dal segnalare disservizi, come appunto quello dell’altro giorno. «Non lo dico per me che in fondo a livello logistico sono agevolato perché mi è bastato fare una telefonata per farmi venire a prendere a dare un passaggio anche a chi conoscevo. Lo dico perché per molti ragazzi o persone sole, che non hanno potuto contare sull’aiuto immediato di familiari o amici, questa è stata proprio una disavventura. Non è successo niente, per carità. Ma in tanti hanno dovuto sbollire la seccatura. Rimettersi sulla pensilina e attendere il treno da Belluno per fare ritorno a Feltre. Non risulta, da quello che mi hanno riferito i colleghi pendolari di più lunga data, che il mancato funzionamento di un pulsante sia frequente. Pare infatti che sia successo, qualche volta di più, un paio di anni fa, quando forse il sistema doveva ancora essere rodato. Quando forse la tecnologia di un pulsante automatico doveva ancora acclimatarsi in un treno di quelli che si vedevano trent’anni fa. Si direbbero gli stessi che, almeno noi, vediamo anche oggi».
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