Poste, manca il personale domani scatta lo sciopero

Indetto dalla Slc Cgil: «Situazione pesante: rifiutati spesso i permessi per salute» Disagi previsti per i cittadini che potrebbero trovare chiusi gli uffici bellunesi

BELLUNO. «La situazione è insostenibile: la società rifiuta al lavoratore perfino le richieste di permesso di un paio d’ore per una visita medica». E così scatta lo sciopero degli sportellisti degli uffici postali del Bellunese oltre che del Veneto. A indirlo per domani è la Slc Cgil, che con questa astensione prosegue la vertenza aperta un mese fa e che prevede l’astensione dalle prestazioni aggiuntive e straordinarie fino al 6 aprile.

Disagi, quindi, per i cittadini che si rivolgeranno alle Poste: domani mattina potrebbero trovare gli uffici chiusi.

La situazione è pesante e rischia di deflagrare proprio in provincia di Belluno, dove, su 105 sportelli attivi, 57 sono aperti a giorni alterni. Se non bastasse, il personale, oggi a quota 255, è ridotto all’osso. «Quello che fa rabbia è che non si parla mai di turn over», sottolinea Salvatore Affinito, coordinatore Slc Cgil Veneto. «Ci sono addetti che se ne sono andati con gli esodi incentivati, riversando di fatto su chi resta il peso della mole di lavoro da gestire. In poche parole, in assenza di turn over, questi esodi sono finanziati da chi resta. Non contestiamo l’uso di questo strumento, ma il fatto che venga utilizzato solo per tagliare i costi e non per ringiovanire un personale già tutto over 50».

Nel 2017 è andata via una ventina di addetti e per il 2018 sono già programmate altre quattro uscite: «La situazione è destinata a farsi incandescente, visto anche che nel Bellunese il carico di lavoro è doppio, se si pensa che un dipendente di Belluno o Feltre può finire tranquillamente in Cadore o Comelico per coprire l’assenza di un collega».

E proprio dal Cadore è partita la richiesta di aiuto. «I lavoratori ci hanno chiesto di fare qualcosa, perché non ne possono più. Lì sono tutti perlopiù uffici mono operatore e quindi diventa un problema ogniqualvolta il collega deve stare a casa per ferie o per malattia. Sostituirlo non è facile», spiega Affinito.

Gli fa eco Luca Bof, rsu della Slc bellunese. «Oltre al fatto che un lavoratore deve macinare chilometri su chilometri per raggiungere l’ufficio, gli viene anche chiesto di viaggiare con la propria auto, visto che le terre alte non sono coperte capillarmente da un servizio pubblico di trasporto che risponde alle esigenze dei lavoratori».

I problemi sul tappeto sono tanti, ma la società pare non essere intenzionata, almeno a breve, a risolverli. «Il personale è insufficiente, gli utenti hanno un servizio peggiore e per garantire gli sportelli spesso vengono negate anche le ferie. Ci continuano a chiedere di stilare il piano ferie per l’anno, ma poi il sabato ti vengono a dire che è tutto saltato. E cosa dire delle pressioni commerciali che provocano stress lavoro correlato. Insomma, così non si può continuare», concludono Bof e Affinito.

Perplesso anche il segretario dalla Cgil, Mauro De Carli: «È preoccupante il segnale che viene dall’azienda, che scientificamente decide di abbassare il costo del lavoro tramite questa politica degli esodi incentivati. Poi, però, non viene messo in piedi un sistema per reintegrare il personale e per garantire agli utenti un servizio di qualità. Difficile capire quale sia l’obiettivo di Poste Spa».

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