Poste, a Belluno trasferte e pasti dei dipendenti non pagati da mesi
La denuncia del referente della Slc Cgil, Adriano Musolino: «Una cinquantina di sportellisti aspettano ancora i soldi»
Costretti ad andare in altri uffici postali della provincia per sostituire colleghi in ferie o malati, ma le quote della trasferta insieme anche al costo del pasto non vengono loro rimborsate da Poste Italiane.
E così è scattata una segnalazione della Slc Cgil di Belluno all’Ispettorato del lavoro provinciale.
I numeri
La situazione riguarda ad oggi almeno una cinquantina di dipendenti degli uffici postali del Bellunese, secondo quanto segnala il funzionario regionale della Slc Cgil, Adriano Musolino. «Non possiamo più tollerare che questi odiosi disservizi si ripetano», esordisce il sindacalista che poi precisa la vicenda da cui è nata questa denuncia.
«Abbiamo iniziato a lamentare questa situazione durante l’estate scorsa», sottolinea Musolino, «quando abbiamo scritto alla società per segnalare il mancato pagamento delle quote di trasferta, del rimborso pasto e chilometrico nel territorio bellunese».
Musolino fa presente che sono molti i lavoratori di Poste Italiane, soprattutto della sportelleria, costretti «a continue peregrinazioni su e giù per la provincia con i loro mezzi, per andare a colmare le assenze di colleghi. E questo perché l’azienda non vuole investire sul personale. Gente che parte da qualsiasi punto del territorio per andare in uffici ubicati anche 10-20 chilometri distanti. Il costo della carburante viene anticipato dal lavoratore che poi chiede il rimborso alla società. Inoltre, laddove la distanza supera i 10 chilometri, a questi impiegati deve essere riconosciuto il rimborso anche del pasto».
La protesta
Ma non sempre la società è solerte a pagare il dovuto. «Ci sono persone che da luglio non hanno visto un euro o solo una minima parte. E stiamo parlando di cifre che spesso arrivano anche a 200-300 euro e anche a 500 euro. Insomma, somme importanti. Alle nostre richieste di chiarimenti, Poste ad oggi non ha mai risposto. Senza considerare che abbiamo anche dei casi in cui viene rimborsato un chilometraggio diverso da quello comunicato dal lavoratore. E tutto questo non fa che aumentare il danno economico del dipendente».
Di fronte al silenzio dell’azienda, quindi, la Slc Cgil ha deciso di smuovere le acque ricorrendo all’Ispettorato del lavoro. «Sembra assurdo e a dir poco indicibile che un’azienda che vanta utili miliardari da mesi si faccia rincorrere per elargire il dovuto secondo gli obblighi contrattuali», sottolinea ancora Musolino che ora attende una soluzione a questa criticità.
«Qui c’è in ballo il diritto ad una retribuzione corretta e comprensiva di tutte le indennità previste per norma, diritto che va rispettato. Serve sanare tempestivamente queste inadempienze come segno evidente del rispetto verso i dipendenti», conclude il sindacalista.
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