Poste, rabbia dei sindaci per le chiusure confermate
BELLUNO. «I nostri territori non sono stati in alcun modo difesi. E nessuno ci ha interpellato o si è confrontato con noi prima di prendere delle decisioni che andranno fortemente a penalizzarci».
È unanime l’indignazione dei sindaci di Zoldo Alto, Colle Santa Lucia, Gosaldo e Comelico Superiore, che ieri mattina hanno partecipato a un incontro in Prefettura a cui erano presenti la dirigenza delle Poste Italiane di Belluno e il vice prefetto vicario Carlo De Rogatis. Un incontro che era stato richiesto nelle scorse settimane dalle amministrazioni stesse.
Sul tavolo la questione della razionalizzazione delle aperture degli uffici postali. Il tutto a partire dal prossimo 7 settembre. E per Candide, addirittura, la chiusura, come confermato dalle notizie arrivate all’inizio di questo mese.
Il vertice di ieri mattina si è risolto in un nulla di fatto: «Il confronto è stato serrato, abbiamo fatto presenti le nostre problematiche. Ma questo non ha cambiato la decisione di Poste Italiane», commenta Roberto Molin Pradel, primo cittadino di Zoldo Alto. «Come Comune avevamo anche chiesto un incontro in Regione con l’assessore competente, ma ancora non è avvenuto. E oggi (ieri, ndr) Poste Italiane non ha fatto che confermarci che il piano di razionalizzazione partirà dal 7 settembre. Ma noi non ci fermiamo: andiamo avanti e cercheremo di approfondire la questione con Anci e Uncem».
A Zoldo Alto e Gosaldo lo sportello ridurrà la propria attività a tre giorni a settimana al posto dei sei attuali, mentre a Colle Santa Lucia passeranno da tre a due aperture. Per quanto riguarda Comelico Superiore, non solo la chiusura di Candide, ma anche orario dimezzato a Dosoledo, oltre a una riduzione dell’attività nei mesi estivi a Padola.
«Non escludo di fare ricorso contro il provvedimento al Ministero dello sviluppo economico», continua Molin Pradel. «Sto proprio valutando la situazione per capire se ci siano i margini per poterlo avviare. Tra l’altro, abbiamo fatto un odg in cui chiediamo un pronunciamento dell’Agcom sulla riduzione degli orari».
«Queste razionalizzazioni aprono la strada a una lenta morte inesorabile», commenta il sindaco di Gosaldo, Giocondo Dalle Feste. «Si tratta di tagli progressivi: ora si riducono gli orari e la prospettiva futura è di chiusure definitive. Ma siamo preoccupati anche per gli altri servizi: a essere colpiti sono sempre i centri periferici e più piccoli, dove servirebbe invece mantenere il servizio, che svolge anche un ruolo sociale».
Insomma, ben venga il salvataggio degli uffici di Meano, a Santa Giustina, e di Bolzano Bellunese, nel capoluogo, «ma rendiamoci conto di qual è la situazione di piccoli comuni di montagna come il nostro: basti pensare anche al trasporto pubblico», prosegue Dalle Feste.
«Tra l’altro l’ufficio di Tiser è stato chiuso due anni fa. Abbiamo già dato. Le ripercussioni sono anche turistiche. Ma siamo arrivati al punto in cui si combatte contro i mulini a vento». E l’amara constatazione degli amministratori è sempre la stessa: le decisioni vengono prese senza interpellare i territori.
«Scelte prese dall’alto, senza tenere conto delle problematiche delle aree interessate», dicono ancora Molin Pradel e Marco Staunovo Polacco, sindaco di Comelico Superiore. «Tra l’altro la notizia delle ultime settimane è che entro l’anno la razionalizzazione messa in atto da Poste italiane Spa interesserà anche i portalettere. Si parla poi di servizio telematico. Ma lo stato di cose effettivo è che i nostri territori sono impoveriti sempre di più».
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