«Potenziamo i controlli, no alla giustizia “fai da te”»
MEL. «Lo Stato deve rinforzare l’organico delle nostre forze dell’ordine». È molto preoccupato Stefano Cesa. Il sindaco di Mel è rimasto in contatto con i carabinieri per gran parte della giornata di ieri, per capire cosa fosse successo nella notte nel comune che amministra. «I ladri hanno colpito tra l’1 e le 2», racconta. «Poi si sono spostati nel Feltrino. Ormai la parte bassa della nostra provincia è diventata il bersaglio di bande che arrivano da fuori e che vanno a colpo sicuro. Viene da pensare che abbiano un appoggio qui in zona».
Cesa ringrazia le forze dell’ordine per l’impegno quotidiano che mettono nel pattugliare il territorio, ma è consapevole dei limiti esistenti. Ovvero: la vastità delle zone da tenere sotto controllo e un organico sempre più ridotto tra i poliziotti e i carabinieri. Per questo lancia un appello: «Lo Stato deve potenziare gli uomini. Se servono maggiori controlli, si possono fare se ci sono più militari a disposizione», continua. «Sono molto preoccupato, tra la gente si sta diffondendo il panico».
Il quale genera anche proposte. Più o meno valide. Ieri più di qualcuno invocava via social network le ronde cittadine. «Sono contrario, perché la sicurezza dei cittadini è e deve rimanere in capo allo Stato», afferma Cesa. «Non la possiamo delegare alle persone, sono contrario alla giustizia “fai da te”».
A Mel non c’è un sistema di videosorveglianza, e anche se il sindaco pensa alla possibilità di installarlo (risorse permettendo) è anche un po’ scettico sull’utilizzo delle telecamere: «Temo che le persone che hanno colpito questa volta siano molto scaltre. Sanno dove intervenire, a che ora, quali case visitare. Secondo me mappano il territorio prima, individuano le debolezze e vanno a colpo sicuro. L’unica soluzione per fronteggiare questo fenomeno, secondo me, è aumentare i controlli. Ma si può fare solo ampliando l’organico delle nostre forze dell’ordine e magari impiegando anche il personale delle altre forze di polizia, dalla provinciale a quella forestale. Serve un’unione di forze». (a.f.)
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