Povero solo in teoria poteva permettersi di pagare l’avvocato
LIMANA. Finto povero con avvocato a spese dello Stato. Cioè degli altri cittadini. È arrivato fino alla Corte di Cassazione, che ha respinto il ricorso, il caso del limanese Nevio De Bona. L’uomo si è visto confermare la sentenza di condanna a un anno e due mesi per falso pronunciata dal Tribunale di Belluno e ratificata dalla Corte d’Appello di Venezia. Oltre a questo, dovrà pagare le spese processuali. Sentenza definitiva.
L’imputato era stato portato in tribunale due volte dai vicini di casa. In un caso per l’ipotesi di reato di stalking e nell’altro di nuovo per atti persecutori, furto e danneggiamento. Era convinto di avere diritto al gratuito patrocinio, cioè a un difensore gratuito e, nella richiesta di ammissione presentata al giudice per le indagini preliminari, aveva scritto di essere disoccupato, senza redditi e di essere proprietario solo di una porzione dell’immobile nel quale abita. Il suo patrimonio mobiliare era pari a 1.500 euro.
Le indagini della Guardia di Finanza, coordinate dall’allora procuratore capo Francesco Saverio Pavone, hanno accertato una realtà molto diversa. I suoi averi erano di parecchio superiori alla soglia di 11.369,24 euro dell’epoca (cambia ogni due anni), di conseguenza De Bona doveva pagarselo l’avvocato. Per questo è stato condannato, sia in primo che in secondo grado. Non rimaneva che presentare un ricorso alla Cassazione, articolandolo in sette motivi. Tra questi, il fatto che la Corte d’Appello si era riportata alla sentenza bellunese in maniera del tutto acritica; la nullità dei decreti di citazione a giudizio; l’incompletezza e l’indeterminatezza dei capi d’imputazione e la valutazione sbagliata della differenza tra patrimonio e reddito.
La Cassazione ha risposto punto per punto, partendo dal fatto che l’imputato «avrebbe dovuto dichiarare depositi bancari e proprietà immobiliari, in quanto costituenti parte integrante del suo patrimonio e idonei a fornirgli un introito» e arrivando alla conclusione che il ricorso non meritava accoglimento. Ci sono anche le spese processuali da pagare. —
Gigi Sosso
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