Prade: vogliamo il processo al più presto
CORTINA. «Questo processo s’ha da fare». Mentre si attende a ore la richiesta di rinvio a giudizio da parte del pm Antonio Bianco, la difesa di Andrea Franceschi studia la propria strategia. Nell’atto di chiusura delle indagini, depositato nei giorni scorsi, sono contenute le accuse formulate dalla procura nei confronti del sindaco di Cortina, al quale vengono contestati quattro reati: la turbativa d’asta nell’appalto sui rifiuti per la presunta volontà di favorire l’imprenditore Teodoro Sartori; l’abuso d’ufficio nell’affidamento dell’incarico al consulente Stefano Selleri per la redazione del bando; il tentativo di violenza privata per aver cercato di far revisionare il bando alla dirigente Tosi e infine la minaccia a pubblico ufficiale (cioè il comandante dei vigili Nicola Salvato per la vicenda degli autovelox, accusa che ridimensiona l’ipotesi precedente di violenza privata.
Con Franceschi restano coinvolti il vicesindaco Enrico Pompanin (avvocati Conte e Rasera Berna), il membro della commissione edilizia Stefania Zangrando (avvocato Montino), l’assessore Stefano Verocai (Prade e Montino) anche per le pressioni sull’ex comandante della polizia locale, l’ex assessore Luca Alfonsi (Dal Maso) e il segretario comunale Battaglia.
L’avvocato Antonio Prade, che insieme al collega Gaetano Pecorella è il difensore di Franceschi, è pronto ad affrontare sia la richiesta di rinvio a giudizio che il rinvio stesso, considerati ormai quasi scontati, ma ringrazia la procura di Belluno per la rapidità con la quale sta operando: «Noi vogliamo il processo, quanto prima e con il sindaco libero (attualmente Franceschi non può mettere piede a Cortina). Io credo che ce la faremo perché la procura sta andando spedita e non potevamo pretendere che fosse più veloce. Sul piano del metodo siamo in piena condivisione con la procura. Noi riteniamo che Franceschi non abbia violato nessuna norma di legge e chiederemo il proscioglimento, ma se non verrà accolto non intendiamo chiedere riti alternativi. Meglio fare completa chiarezza al processo».
Per quanto riguarda il destino degli altri soggetti coinvolti, bisognerà aspettare l’udienza preliminare per capire se qualcuno chiederà il rito alternativo e verrà stralciato dall’eventuale processo.
Il sindaco di Cortina, invece, dovrà rimanere in “esilio” almeno fino al pronunciamento della Corte di Cassazione in merito al divieto di dimora, ma ci vorrà del tempo, presumibilmente non meno di tre o quattro mesi.
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