Prati incolti, non bastano le ordinanze

I privati non puliscono i terreni e i Comuni non hanno i mezzi per rimediare
Si sfalcia a mano o con le macchine operatrici lungo le strade
Si sfalcia a mano o con le macchine operatrici lungo le strade
BELLUNO.
Indovinello. Qual è la principale differenza tra Bellunese e valli altoatesine? Basta buttare l'occhio per capire che sono i prati. Da loro sono dei tavoli da biliardo, da noi delle piccole giungle. Il problema è molto complesso: non è un caso che nei prossimi giorni a Belluno città si terrà un tavolo per approfondire la problematica a livello comunale. Le ordinanze ci sono, ma in pochi le applicano. Intanto il bosco ci sta inghiottendo. E pensare che quando arrivarono trattori e motofalciatrici, in molti dissero che fare manutenzione sarebbe diventato un gioco da ragazzi. Una "trattorata" e via.

Di certo il tempo ha dato loro torto.

Bosco ovunque.
Parte dalla normativa il presidente della Comunità montana feltrina, Ennio Vigne. «Il problema è legislativo, ovvero stabilire quale debba essere la linea dei boschi».

In altri termini, si possono sfalciare e manutentare solo i prati. «I pascoli diventati boschi per incuria non si possono toccare», afferma Vigne.

Un principio condivisibile in un'ottica nazionale ma che nella sempre più verde Belluno diventa però un paradosso: «Da noi», rimarca Vigne, «il problema è diametralmente opposto».

C'è poi il capitolo economico: i contributi per lo sfalcio oggi ci sono, domani forse. «Non ci sono risorse certe e quindi il privato si scoraggia». Da qui la necessità di rivedere le regole generali.

La valle dei pini.
Tutti temi che ben conosce Mario Zandonella Necca, presidente della Comunità montana Comelico-Sappada. Qui il confronto con la vicina Pusteria continua a essere impietoso, nonostante l'ente sovracomunale metta a disposizione due squadre di operai da giugno a settembre. Sei addetti che fanno la spola tra i sei comuni del comprensorio.

«Cerchiamo di fare il possibile», ammette Zandonella Necca. «Ma il territorio è vasto. I punti più critici sono i pendii e i piccoli appezzamenti nei centri abitati».

Le ragioni della poca cura sono tante e variabili: dal frazionamento del territorio in piccoli lotti all'assenza fisica del proprietario, spesso emigrante all'estero. E poi, ci sono quei terreni di proprietà di anziani spesso impossibilitati a provvedere da soli o a chiedere l'intervento - quasi mai gratuito - di terzi.

Anche per questo Zandonella Necca crede poco nelle ordinanze che obbligano allo sfalcio: «Le ho emesse in passato ma l'applicazione resta difficile».

In provincia la tematica viene affrontata in maniera poco uniforme. C'è chi emana ordinanze tassative, chi "soft", chi invece chiude un occhio preferendo regolare il fenomeno volta per volta.

Erbacce a Belluno.
Nella città capoluogo la solfa non cambia. Anzi. Il problema sarà affrontato nei prossimi giorni da un tavolo tecnico che vedrà la partecipazione dei dirigenti competenti e del sindaco.

A Belluno i regolamenti di polizia urbana e rurale parlano chiaro: mentre per le aree cittadine si prevedono due scadenze - il 30 giugno e il 31 agosto - per le zone di campagna la data ultima è il 31 luglio.

Il problema è applicativo. Una volta diffidato il proprietario, infatti, il prato deve essere sfalciato. Se non lo fa il privato, lo deve fare l'ente pubblico. E qui sta il guaio: perché non sempre il proprietario è reperibile e, spesso, quando si trova, non paga. Proprio vero: l'erbavoglio non nasce neanche nel giardino del re. Nemmeno a suon di multe.

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