Precari della scuola per più di 36 mesi: rimborsi a rischio
BELLUNO. Sono un centinaio i docenti e i collaboratori scolastici che, dal 2014 ad oggi, si sono rivolti ai sindacati per ottenere l’indennizzo per aver lavorato più di 36 mesi con contratti a termine e sempre con la stessa amministrazione, quella scolastica.
La possibilità di un rimborso (pari al massimo a 12 mensilità, calcolate in base all’ultima retribuzione globale lorda) è stata introdotta nel 2014 dalla Corte di giustizia europea, che ha imposto all’Italia di adottare misure energiche per tutelare lavoratori e lavoratrici della pubblica amministrazione che, avendo lavorato più di 36 mesi con contratti a tempo indeterminato, non sono stati stabilizzati, come impone la norma per il pubblico impiego. Quindi, se l’assunzione non dovesse essere possibile, si dovrebbe procedere con un risarcimento in denaro. Questa norma è stata confermata anche dalla Corte di Cassazione e poi dalla Consulta nel 2016.
«Il problema», precisa Lorella Benvegnù, segretaria della Cisl Scuola, «è che la pubblica amministrazione, soprattutto nell’ambito dell’istruzione, non si è curata di attuare la norma che impone l’assunzione di chi lavora con contratti a tempo per più di 36 mesi. Per questo si è passati a un risarcimento in denaro. Questi ricorsi sono partiti ancora qualche anno fa, quando c’è stata la sentenza della Corte di giustizia europea. Ma l’esito per chi ha fatto finora ricorso non è stato positivo».
A spiegarne i motivi è Walter Guastella, segretario della Flc Cgil: «Il problema è determinato dalle sentenze successive. È stato infatti precisato che coloro che, in attesa dell’esito del ricorso, hanno già ottenuto un incarico in ruolo nella scuola, hanno già avuto soddisfazione perchè è arrivato il posto fisso. Per coloro che ancora attendono la cattedra sicura, invece, il legislatore ha precisato che l’amministrazione ha già provveduto a sanare questo problema, indicendo il concorso. Se poi il concorso non è andato a buon fine o se, nonostante la prova superata, non è arrivato il posto fisso, l’amministrazione scolastica comunque ha fatto quando doveva, quindi il docente o il collaboratore scolastico non potrà pretendere nulla».
Secondo i sindacati, quindi, la richiesta di rimborso non ha grandi possibilità di essere accolta. «Per quanto ci riguarda noi continuiamo a portare avanti questa battaglia per chi vuole andare avanti, anche se le possibilità di vittoria si sono ridotte al lumicino. È stato trovato l’escamotage per superare questo problema che avrebbe portato problemi economici al governo e al ministero dell’Istruzione, visto che nel mondo della scuola la maggior parte dei lavoratori sono stati sottoposti a contratti a termine e per più di 36 mesi».
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