«Precaria da una vita dico basta ai soprusi che lo Stato ci impone»

«Basta con queste discriminazioni tra docenti di serie A e docenti di serie B. Dobbiamo fare qualche azione eclatante per portare all’attenzione di tutti una situazione intollerabile che va avanti da troppi anni ormai». C’è esasperazione, delusione, ma anche rabbia in Marzia Brugnaro, cinquantenne docente di Pedavena, da 13 anni precaria della scuola. Ancora una volta si vede costretta a subire quelle che lei ritiene «ingiustizie non più sopportabili».
Brugnaro è una di quelle docenti che, in possesso del diploma magistrale, si è inserita nelle graduatorie ad esaurimento con riserva, dopo aver presentato un ricorso al Tar. È riuscita a prendere il ruolo, ma dopo qualche mese e dopo la sentenza negativa del Consiglio di Stato, è tornata precaria. E anche quest’anno, nonostante abbia superato il concorso riservato, a settembre ha ottenuto solo un incarico a tempo determinato. Per lei e per molti colleghi nella sua stessa condizione, sembra non esserci più il posto fisso. Sono un centinaio in provincia gli insegnanti che si trovano in queste condizioni. «Ho fatto corsi di aggiornamento, ho svolto il ruolo di fiduciaria l’anno scorso al comprensivo di Cesiomaggiore, un ruolo di responsabilità che deve ancora essermi pagato a distanza di mesi. E ora rischio di avere anche una tredicesima ridotta all’osso. Come docenti precari svolgiamo tutti i compiti dei colleghi in ruolo, se non anche di più, ma restiamo sempre dei subalterni. E io dopo tanti anni sono stanca», commenta Brugnaro. «È l’ennesima ingiustizia che lo Stato ci costringe a subire. Fisicamente e mentalmente sono a pezzi. E ora ho detto basta: anche se sarò da sola, mi metterò davanti ai cancelli delle scuole con le catene e i cartelli per dire basta».
«Purtroppo siamo al paradosso», commenta Lorella Benvegnù, segretaria della Cisl Scuola bellunese. «Le insegnanti come la signora Brugnaro hanno tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiate. Ci ricordiamo tutti della vicenda dei diplomati magistrali: quelli che hanno presentato per primi il ricorso per vedersi riconoscere il diploma come titolo abilitante all’insegnamento hanno avuto la sentenza negativa e quindi sono passati dalla graduatoria ad esaurimento a quella di seconda fascia, perdendo quindi il ruolo. Chi l’ha fatto più tardi si trova ad avere il ruolo con riserva, ma in attesa della sentenza continuano a tenere quel posto, che potrebbe andare ai colleghi che hanno passato il concorso riservato. Insomma, è una guerra tra poveri».
Benvegnù spiega anche il problema del mancato pagamento del ruolo di fiduciaria lamentato da Brugnaro. «Conosco la vicenda e ho sollecitato la scuola dove lavorava la docente, perché provveda al pagamento. Soltanto qualche settimana fa mi è stato assicurato che la somma è stata contabilizzata. Purtroppo queste cose richiedono tempo».
Per quanto riguarda, poi, la tredicesima «non conosco bene la vicenda e mi riservo nei prossimi giorni di fare una verifica. Il problema è che, se la docente è stata licenziata a giugno, gli sono stati già pagati i primi sei dodicesimi della tredicesima; se è stata assunta dopo la metà di settembre, quindi, c’è il rischio che le vengano pagati soltanto tre mesi. Purtroppo nella scuola capitano anche queste cose», allarga le braccia la sindacalista. —
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