Preghiere in Duomo sotto le mascherine dopo il gel sulle mani e il posto distanziato
BELLUNO
Canti e preghiere sotto la mascherina. I fedeli tornano con gioia a messa, mettendo il senso di comunità davanti alle scomodità delle restrizioni anti-Covid. Le campane sotto l’angelo guardiano della città hanno suonato insistentemente ieri sera, riecheggiando per le vie del centro con ritrovato vigore e quasi sorprendendo le piazze tornate colorate di passanti non più abituati a quel suono, dopo la lunga e grigia chiusura forzata.
Sotto il campanile, il Duomo non era certamente al completo per la messa serale, complici i posti volutamente limitati per evitare i contatti troppo ravvicinati tra le persone e anche un comprensibile timore, soprattutto dei fedeli più anziani, di esporsi a un rischio eccessivo di contagio proprio il primo giorno di riapertura generale. Ma chi c’era era felice di poter finalmente tornare a professare la propria fede in compagnia di altre persone e in presenza di monsignor Attilio Zanderigo, che dall’altare non ha parlato della situazione attraversata negli ultimi mesi, ma ha ricordato con affetto Papa Giovanni Paolo II nel giorno del centesimo anniversario della nascita.
«Dobbiamo essere testimoni di fede e ringraziamo per poterlo essere ancora oggi», ha esordito Zanderigo dall’altare, «ricordiamo Papa Wojtyla come un grande testimone di pace, giustizia per i popoli e bontà».
Per quanto riguarda le misure adottate per far fronte all’emergenza sanitaria, all’ingresso della basilica era stato allestito un punto di igienizzazione, con gel e altri accorgimenti utili. Tra i banchi, separati da strisce di nastro adesivo per indicare quali fossero utilizzabili e quali no, i fedeli raccolti in preghiera erano poco più di una trentina, tutti muniti di mascherina e molti anche di guanti, misure che, salvo qualche difficoltà di poco conto, non sembrano aver dato particolare disturbo: «Non è stato poi così insopportabile e credo che, vista la situazione, sia stato giusto chiedere alla gente di presentarsi muniti di quel che serve per evitare ulteriori contagi», commentano alcuni fedeli all’uscita della funzione, «a parte la mascherina che, messa in qualsiasi posizione, appannava gli occhiali, per il resto non è stato nulla di traumatico».
Più dei piccoli disguidi “tecnici”, comunque, ha contato il ritrovarsi, dopo così tanto tempo, per pregare e cantare assieme: «Mi mancava molto la chiesa e sono stata felice di poter tornare ad ascoltare la messa», racconta la signora Renata, «è stato bello riunire nuovamente la nostra comunità e spero vivamente che si possa continuare a incontrarci. Sono fiduciosa, ce la faremo». —
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