Premiati dieci giusti poi l’invito a Renzi: «Vieni a trovarci»
FELTRE. «Caro Matteo, questo è un luogo così straordinario che non puoi non visitare quando ritorni in Veneto». È il messaggio che il deputato Roger De Menech ha inviato già ieri al presidente del Consiglio, in calce a tutta una serie di foto che lui stesso, parlamentare del Pd, ha scattato al museo dei sogni, alla cooperativa Arcobaleno. Una foto in particolare, con tutta evidenza: quella alle terre del mondo, raccolte in un mappamondo di vetro. «Qui ho portato spesso i miei figli», ha confidato De Menech ad Aldo Bertelle, il direttore della Comunità di Villa San Francesco, «perché qui si imparano grandi lezioni di vita».
Con lui hanno concordato Paolo Perenzin, sindaco di Feltre, e i dieci suoi colleghi presenti al riconoscimento dei 10 giusti, uno dei momenti più significativi della festa del volontariato, che, apertasi venerdì, si concluderà domenica prossima, con la processione della Madonna dell'inutile, per 10 chilometri a piedi. Tra i sindaci anche quelli di Pedavena, Gosaldo, Sospirolo, Seren del Grappa. Tutti commossi quando, tra i giusti, è stata premiata lei, Vera Baboun, sindaco di Betlemme, accolta affettuosamente da Perenzin e dagli altri sindaci. «Il mio sogno? È la pace. Il mio sogno è che venga smantellato quel muro che divide la nostra comunità; che impedisce, fra l'altro, a numerosi nostri bambini di avere cure rapide. L'ho detto anche a papa Francesco quando è venuto a trovarci», ha affermato la signora Baboun, portando la sua testimonianza alla Festa del volontariato.
Lei ed altri 9 giusti hanno ricevuto questo riconoscimento per i meriti che hanno avuto. Tra loro Paola Barattin, insegnante dell'Ist. Renier di Belluno, formatrice, catechista, animatrice di gruppi giovanili dell'Alpago. «È difficile, nel mondo d'oggi, incontrare un'esistenza così ricca di scelte e di valori simbolici come la vita di Vera Baboun», si legge nella motivazione per la scelta della sindaca, arrivata appositamente da Betlemme. «Essere il primo cittadino di una città martoriata dalla violenza, esserlo da donna in una cultura sociale ancora contaminata dalle scorie dei pregiudizi maschilisti, esserlo con la fiducia congiunta di cristiani e di mussulmani che guardano insieme a chi può meglio rappresentarli nella ricerca del bene comune significa dare consistenza concreta al germe di vita che in quegli stessi luoghi, più di duemila anni fa, ha diviso a metà la storia umana».
Sorprendentemente commossa, dal canto suo, la signora Barattin, quando ha ricevuto il riconoscimento. «Le scelte, le proposte, le azioni di Paola Barattin sono un atto di accusa contro il grigiore delle pigrizie, l'abdicazione alle proprie responsabilità, la resa di fronte al trascinarsi dei cattivi costumi», sono le ragioni a fondamento della scelta della comunità. «Il suo impegno è un elogio senza limiti del partecipare, del credere, del lasciarsi coinvolgere, dello stare a fianco perché la vita, soprattutto dei giovani, sia pienamente vissuta. Paola ci insegna che non si è mai pronti per il servire ma che è il servire che ci rende pronti e ci realizza».
È impossibile citare tutti gli appuntamenti della festa, tanto sono stati numerosi. Non resta che fare tappa domenica 12 per la giornata di chiusura.
Francesco Dal Mas
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