Presentate dieci candidature per gestire il Rifugio Dal Piaz
Terminati i nove anni di gestione di Mirco Gorza, il Cai ha predisposto il bando.
Molti sono laureati e hanno esperienza nella gestione di strutture in montagna
FELTRE. Informarsi se al Dal Piaz c’è la connessione internet che permette di svolgere anche attività lavorativa a distanza è stata per alcuni una condizione preliminare per candidarsi al bando per il rifugio, che dopo nove anni sotto la gestione di Mirco Gorza si prepara ad aprire un nuovo capitolo. Sabato scorso alla scadenza dei termini sono arrivate al Cai di Feltre dieci domande, anche da liberi professionisti la cui attività può essere esercitata da remoto.
Molte persone hanno già esperienza sia in termini di gestione che di lavoro nei rifugi, ma emerge un nuovo approccio di chi ha voglia di prendere in mano una struttura ricettiva di montagna. Ci sono tanti laureati, molti conoscono le lingue straniere e sono ferrati sui social network e in generale quello che riguarda le nuove forme di comunicazione e promozione. Diverse richieste sono al femminile.
Per quanto riguarda la provenienza geografica, due candidature sono da parte di soci del Cai di Feltre, altre due arrivano dal bellunese, due dalla provincia di Venezia e quattro da fuori regione (una da Bologna, una da Bergamo, una dalla Liguria e una dal Friuli). Per la scelta saranno presi in considerazione i requisiti professionali dell’offerente, le competenze richieste e il piano di gestione. L’obiettivo è completare l’iter di assegnazione entro marzo.
Il periodo canonico di apertura va dal 15 giugno al 15 settembre, ma può essere anticipato anche a fine maggio e prolungarsi fino a ottobre. Il contratto avrà durata triennale, eventualmente prorogabile. Facendo un confronto con il bando per il rifugio Boz, per il quale dodici mesi fa le candidature erano state una ventina, il presidente del Cai di Feltre Ennio De Simoi considera che «mentre l’anno scorso durante la pandemia c’era la fiducia che le cose potessero cambiare, adesso il timore è che nel settore del turismo ci siano ancora difficoltà. Dall’altra parte la pandemia ha comportato dei cambiamenti nei comportamenti, dalla Dad a scuola alle videoconferenze, ai servizi bancari on-line, al lavoro da remoto», aggiunge.
«Tutto questo con il rifugio Dal Piaz c’entra perché nelle candidature ci sono molti laureati, anche liberi professionisti in vari ambiti la cui attività può essere esercitata anche da remoto». Bisogna considerare infatti che alla gestione di un rifugio bisogna affiancare una seconda attività nei mesi di chiusura, perché lavorando quattro-cinque mesi non si riesce ad accumulare denaro sufficiente per vivere gli altri sette-otto.
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