Presidente di riserva e nipote denunciati fucili sotto sequestro
ERTO. Due cacciatori, tra cui il presidente di una riserva, sono stati denunciati e i loro fucili sono stati posti sotto sequestro perché, per raggiungere la loro riserva nel Bellunese, attraversavano il parco della Val Cimoliana “armati” del loro fucile. «Addolorati e sorpresi – dicono i protagonisti, loro malgrado, della vicenda –, perché la legge parla chiaro e, infatti, in altre occasioni non erano state mosse contestazioni».
Il controllo da parte della polizia provinciale di Pordenone è avvenuto sabato alle 16, quando i due cacciatori stavano rientrando, senza cacciagione, nel territorio di Cimolais. A confermare l’accaduto è il presidente della riserva di Pieve di Cadore, Franco Da Cortà, 76 anni.
«Eravamo partiti da Pieve alle 3. Raggiunta Cimolais via Longarone, avevamo parcheggiato in prossimità del rifugio Pordenone. Da lì, a piedi, avevamo raggiunto Sottomonte, oltre la Val Cimoliana, attraverso un sentiero. Ore di cammino, cosa che i cacciatori fanno spesso. È la via più breve, per entrare nella nostra riserva di caccia, al confine con la provincia di Pordenone».
La caccia a caprioli e camosci, sabato, non era stata fortunata. Il presidente della riserva e il nipote, in sostanza, erano rimasti a... secco. Poco dopo mezzogiorno avevano intrapreso il cammino di ritorno, stesso sentiero, verso Cimolais. «Prima del rifugio Pordenone, dove scorre il torrente, siamo stati fermati da tre agenti della polizia provinciale».
Presidente di riserva e nipote avevano il fucile scarico, riposto nel fodero, dentro lo zaino. «Così si può transitare nelle zone dove la caccia è vietata. Perché il presupposto è, che se c’è un animale, è comunque impossibile cacciarlo, visto che ci sarebbero dei tempi per estrarre il fucile, caricarlo e sparare».
Ai due cacciatori gli agenti hanno chiesto documenti e permessi. Hanno contestato il divieto di transito, armati, nell’area protetta del Parco. Il direttore di riserva ha richiamato leggi e consuetudini. Nonostante ciò, i due sono stati destinatari di un verbale-segnalazione alla Procura della Repubblica con contestuale sequestro dei fucili. «La stessa cosa che era capitata a un nostro cacciatore tempo fa, nella stessa zona. Due giorni dopo gli era stato restituito».
Franco Da Cortà e il nipote sono tornati a casa, amareggiati. «Ho 76 anni e so comportarmi. Conosco la legge, visto anche il ruolo che ricopro. Gli agenti sono stati molto cordiali e disponibili. Hanno fatto il loro lavoro, io ho difeso le nostre ragioni».
Enri Lisetto
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