Prigol: "Niente controanalisi, sono pulita"

La giovane fondista feltrina trovata positiva all’Epo fa una scelta controcorrente: «Tanti farmaci ma niente di vietato»
Eleonora Prigol con il difensore Davide Fent
Eleonora Prigol con il difensore Davide Fent

FELTRE. Settimana senza un sorriso. L’avesse lasciata il moroso, Eleonora Prigol avrebbe sofferto meno. Insieme all’avvocato di fiducia Davide Fent, la giovane fondista feltrina ha deciso di non chiedere le analisi sul campione B e si dichiara pulita. Dice di non aver preso nulla di vietato, almeno volontariamente. Niente controanalisi per l’Epo trovata nella sua provetta dopo i campionati Italiani individuali a tecnica classica del 26 febbraio a passo Cereda. Ma già il 5 aprile la 19enne Junior dei Carabinieri sarà interrogata dai magistrati della procura federale antidoping ed è a Roma che spiegherà quello che ritiene sia successo prima, durante e dopo la gara. Intanto, il difensore ha incaricato il consulente tecnico Lamberto Re, farmacologo clinico e tossicologo marchigiano, che ora sta analizzando dal punto di vista sanitario gli ultimi due anni dell’atleta e i risultati della sua perizia saranno importanti.

Maglione nero, i capelli biondi raccolti in una coda e lo sguardo ancora incredulo: «La scelta di non chiedere le contronalisi è condivisa», sottolinea Prigol, «mi sono confrontata con Fent e Mattia Grassani e siamo arrivati alla stessa conclusione. Sono sempre assolutamente serena: lo ero prima del controllo, lo sono stata durante e lo sono anche adesso e in futuro. Non ho preso nulla d’illecito e l’unica spiegazione è qualche farmaco che involontariamente posso aver assunto durante una stagione, che è stata tormentata e sofferta, sia dal punto di vista fisico che psicologico».

C’è una lista di farmaci che gli agonisti non possono prendere e che riportano il contrassegno doping. Qualche sospetto, ripensandoci?

«Purtroppo i nomi delle medicine sono stati molti, dagli antidolorifici agli antibiotici e ai cortisonici. Ho presentato la lista di quelli che ho dovuto prendere e si vedrà se potrà emergere qualcosa di utile. Re ha già un’idea di quello che può essere accaduto, ma naturalmente sarà lui a dirlo».

L’Epo è in farmacia con la ricetta di un ematologo o un nefrologo oppure on line. La sostanza si inietta: le terapie prevedevano delle punture?

«Ci sono state delle iniezioni. Parecchie. Ma è tutto scritto nella lista di cui parlavo prima. Non avevo mai fatto un controllo antidoping da Junior, a differenza delle ragazze più grandi. L’aspetto che mi conforta è che, un paio di settimane prima della gara, avevo fatto le analisi di sangue e urine ed era tutto a posto».

Chi si dopa, di solito lo fa per vincere. La sua stagione, invece, è stata negativa. È un dato che può avere peso?

«Non ho fatto risultati eclatanti. Il dubbio può venire per chi vince. Io sono arrivata settima a passo Cereda, pur avendoci messo il massimo impegno. Non ho preso niente, in caso contrario il mio allenatore se ne sarebbe accorto».

La reazione del gruppo sportivo dei Carabinieri?

«Mi ha dato piena fiducia e nessuno mi sta voltando le spalle. Ho ricevuto moltissime attestazioni di vicinanza e questo è indubbiamente incoraggiante. La mia parola può anche non valere molto, ma posso assicurare alla mia squadra che non ho mai violato la legge: la fatica è tutta mia»

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