Processo per il villaggio truffa in Croazia, gli imputati minacciano

Lunedì il via a un dibattimento che si annuncia animato
BELLUNO.
«Non si può accusare di truffa un imprenditore a cui non è andato in porto un affare: così significa calunniarlo».

I trevigiani finiti alla sbarra con la contestazione di aver orchestrato un raggiro da 812mila euro ai danni di un gruppo di bellunesi, si difendono con forza in vista del processo di lunedì prossimo. Sonia Da Re, 45 anni di Fontanelle, Vincenzo Morreale, 69 anni di Salgareda e Sergio Leiballi, 69 anni di San Fior, amministratore della concessionaria Scania (la società nulla ha a che vedere con le vicende giudiziarie, ndr) devono rispondere di truffa. Secondo la Procura di Belluno avrebbero convinto alcuni imprenditori e professionisti a versare le quote per partecipare a una società - l'Immobiliare D&D di Salgareda - il cui obiettivo dichiarato era la costruzione di un villaggio vacanze nell'isola croata di Pag. I trevigiani avrebbero incassato le quote, 812 mila euro, rinunciando però a chiedere le autorizzazioni edilizie e mandando in tal modo in fumo l'intero investimento. Un raggiro ben orchestrato o un affare finito male? Le due verità si confronteranno lunedì in aula.

«Si tratta di una querela avventata, il cui scopo è evidente: trasformare una normale, sia pur rilevante, vertenza civilistica tra due imprenditori in una vicenda penale», sostiene l'avvocato Daniele Bellot, che rappresenta Leiballi. Prosegue il legale: «In tal modo, anziché combattere alla pari avanti il giudice civile, chi lamenta il danno ha dalla sua la pubblica accusa che solo formalmente, come ben sa il difensore dei signori Buzzatti, agisce su un piano di parità con la difesa. Questi giochetti però sono pericolosi perché accusare di truffa un imprenditore cui un affare non è andato in porto, significa assumersi tutte le responsabilità di questa accusa, compresa quella del reato di calunnia. E' il caso di ricordare che, prima che in Italia, è stata presentata la stessa querela in Croazia e che l'autorità giudiziaria di quel Paese ha escluso ogni responsabilità penale e ha archiviato il procedimento, sostenendo che si è trattato di una normale vicenda relativa a un affare non andato a buon fine. A questo punto è Leiballi a volere il processo».

Processo invocato anche dal legale di Morreale e di Da Re, l'avvocato Mauro Bosco, secondo cui i responsabili del buco sarebbero proprio i bellunesi, rei di aver ostacolato l'ingresso di nuovi soci romani, impedendo così il pagamento delle spese in capo all'operazione. Le vittime - Mario Buzzatti, Anna Buzzatti e Gianpaolo Buzzatti e il professionista Domenico Sangiovanni - sostengono invece di essere stati raggirati: spogliati delle quote e poi dell'affare. E' la tesi che verrà sostenuta in aula lunedì prossimo dal loro legale, l'avvocato Paniz secondo cui gli imprenditori si sarebbero trovati titolari di quote completamente svalutate. (s.t.)

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