Procreazione assistita, 138 le coppie seguite nel 2017

PIEVE DI CADORE. Dopo il rallentamento dell’attività, causata dall’uscita di scena alla fine del 2016 del primario Antonino Lo Re, che dopo il caso Cetera aveva preso in mano l’attività di...
PIEVE DI CADORE. Dopo il rallentamento dell’attività, causata dall’uscita di scena alla fine del 2016 del primario Antonino Lo Re, che dopo il caso Cetera aveva preso in mano l’attività di procreazione medicalmente assistita (pma) a Pieve di Cadore rendendola ancora importante per l’Usl 1, dal gennaio di quest’anno l’azienda sanitaria ha stipulato un contratto con un professionista di Napoli, il dottor Eugenio Laverde.


Il medico si occupa soltanto dei cicli di procreazione assistita. Dall’inizio dell’anno ad oggi sono state 138 le coppie che si sono sottoposte ai trattamenti, l’ultimo dei quali è partito nei giorni scorsi. «La percentuale di gravidanze che abbiamo avuto in seguito a questi trattamenti», precisa il primario dell’unità operativa di Ginecologia di Belluno, Fabio Gianpaolo Tandurella a cui fa capo l’attività cadorina, «è stata pari al 31,4%. Cioè una donna su tre è rimasta incinta. Questo è un risultato importante sia per le donne che devono sottoporsi a cure abbastanza pesanti sia anche per l’attrattività che il centro ha: da noi si rivolgono pazienti non solo dal Veneto, ma anche dal sud Italia», puntualizza ancora il primario.


Il professionista Laverde è presente all’ospedale cadorino soltanto nei 15 giorni in cui partono i cicli di fecondazione assistita per seguire personalmente tutte le operazioni necessarie. «Poi a disposizione c’è una ostetrica che risponde alle esigenze delle coppie e, se del caso, le mette in contatto con il medico». Poi per partorire la paziente deve venire a Belluno, visto che il reparto di Pieve di Cadore lavora ormai da tempo a ranghi ridotti garantendo la presenza per l’intera settimana di due ginecologi dalle 8 alle 20, e la reperibilità notturna. Questo non solo per la carenza di ginecologi nel mercato nazionale ma anche per il ridimensionamento subito dal reparto in ottemperanza alle delibere regionali per i centri con parti sotto i 500 parti.


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