Produzione in calo, 33 le “nuove” crisi
BELLUNO. Certezze non ce ne sono. Previsioni è difficile farne. Quel che è certo è che il 2012 è stato un anno negativo per l’economia bellunese. Anche se le cose sono andate un po’ meglio rispetto alle medie regionali e nazionali.
Ieri mattina il presidente di Confindustria Belluno Gian Domenico Cappellaro ha tracciato il bilancio dell’anno che sta per terminare. «Ci troviamo alla fine dell’anno in un contesto in cui è difficile fare il punto della situazione», ha sottolineato. «Elencare numeri negativi e basta non ha senso. Quello che voglio è anche lanciare dei messaggi di speranza, dicendo che “noi non moriamo”».
Produzione industriale in calo. I dati, però, sono preoccupanti: secondo le rilevazioni effettuate dalla Fondazione Nord Est per conto di Confindustria Belluno, nei primi nove mesi del 2012 dicono che la produzione industriale in provincia è diminuita del 5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. A soffrire di più sono le aziende di piccole dimensioni, fino a 9-10 dipendenti, che hanno perso oltre il 9%. Il settore più in difficoltà è quello del legno (-7,1%), seguito da chimica e materie plastiche (-6,2%) e dal comparto metalmeccanico.
«Quello che ci preoccupa molto», hanno evidenziato Cappellaro e il direttore di Confindustria Belluno Marco Melchiori, «è l’elevato calo di consumi delle famiglie. I numeri nazionali dicono che nel 2013 la situazione non migliorerà. Forse dal 2014 potrà esserci un’inversione di tendenza. In provincia di Belluno non sarà molto diverso».
Trentatre aperture di crisi. E l’occupazione? Nell’industria manifatturiera bellunese nei primi nove mesi di quest’anno è diminuita del 3,3%, in tutti i comparti produttivi. Secondo dati forniti da Veneto Lavoro, tra gennaio e ottobre 2012 le procedure di crisi aziendali aperte in provincia sono state 33, nove in più rispetto al 2011, con 496 lavoratori coinvolti (contro i 228 dell’anno scorso). Per quanto riguarda il ricorso alla cassa integrazione, nei primi dieci mesi 2012 le richieste delle aziende manifatturiere, industriali e artigiane, sono aumentate del 91,7%, precisamente +165% di Cig ordinaria, +43,8% quella in deroga e +25,2% la straordinaria.
«Sono numeri però da prendere con le pinze», hanno precisato da Confindustria. «L’abitudine delle nostre aziende è quella di fare la richiesta in via preventiva. Poi, un conto sono queste richieste, un conto sono le ore effettivamente utilizzate, che ammontano a circa il 10-11%».
Bene le esportazioni. A consolare un quadro piuttosto grigio sono le esportazioni, aumentate nel 2012 del 6,1%, contro l’1,5% regionale e il 3,5% nazionale. E a registrare risultati migliori dal punto di vista della produzione sono l’occhialeria (che ha visto 9 casi di nuove aperture aziendali), il tessile-abbigliamento e l’alimentare.
Edilizia in stallo. Sta parecchio male, invece, il comparto edilizio. «Le imprese bellunesi e italiane in generale», ha commentato Melchiori, «si rivolgono al mercato interno. E visto che questo è bloccato non può che esserci uno stallo anche per l’edilizia, a causa delle scarse disponibilità economiche delle persone e della difficoltà con cui le banche danno credito».
Previsioni per il 2013. E su come sarà il 2013 non si può ancora prevedere molto. «L’imprenditore, oggi come oggi, ha nel suo vivere quotidiano l’azienda e il mantenerla in vita», ha affermato Cappellaro. «Mettiamo tutto quanto è nelle nostre capacità. Poi l’obiettivo da raggiungere non dipende solo da noi. Sta di fatto che non ci piangiamo addosso. Ed è nei momenti di difficoltà che l’ingegno si aguzza e sprona l’azienda: gli imprenditori bellunesi lo sanno benissimo. Questa è la nostra speranza».
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