Profughi: i poteri straordinari a Lamorgese
Il prefetto di Venezia nuovo commissario: l'intesa con Maroni sarà rispettata
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VENEZIA. Sarà il prefetto di Venezia, Luciana Lamorgese, a sovrintendere al piano d'accoglienza dei profughi nordafricani in arrivo nel Veneto; e lo farà con i poteri di commissario regionale all'emergenza ricevuti dal Governo dopo il "gran rifiuto" del presidente Luca Zaia.
Che ha revocato l'iniziale designazione di Roberto Tonellato (il capo della Protezione civile), addossando così l'intera responsabilità all'esecutivo romano. Scelta assai poco federalista, in verità, che alimenta lo scontro politico. Il punto di partenza è l'accordo stipulato tra il ministro Maroni e le Regioni, che a fronte di un flusso stimato in 50 mila unità assegna al Veneto una quota di arrivi variante tra i 2000 e i 2500 rifugiati: «E' l'unico piano esistente e sarà attuato d'intesa con gli enti locali», ha dichiarato ieri Lamorgese, a sottolineare che gli impegni saranno fatti rispettare, privilegiando il dialogo purché non si traduca in una tattica dilatoria. Nei fatti "l'ospitalità diffusa" (garantita soprattutto dalla Caritas) ha consentito finora di accogliere circa 600 persone; poi c'è stata l'alzata di scudi degli amministratori: leghisti in primo luogo - da Treviso a Vicenza via Alta Padovana - e poi, in ordine sparso, pidiellini e di centrosinistra. «Non passa lo straniero», il refrain, che ha indotto il governatore Zaia ad un atteggiamento ambivalente. Dapprima, sdegnato, ha restituito i poteri straordinari criticando chi fa «propaganda elettorale sulla pelle dei disperati» e lamentando gli ostacoli frapposti al suo programma d'accoglienza, con trasparente l'allusione ai falchi del Carroccio - Muraro, Da Re, Gentilini, Bitonci, Schneck - tenaci nel blindare il loro territorio. Poi ha mutato repentinamente atteggiamento, esprimendo «comprensione» verso i sindaci recalcitranti e rivendicando la purezza del suo credo leghista.
Una condotta contestata dall'opposizione. «Per favore presidente, reagisca e ritrovi la forza per governare. Non chini il capo di fronte agli estremisti», è l'appello del capogruppo del Pd Laura Puppato che giudica Zaia un governatore "in crisi profonda": «Sarebbe un errore imperdonabile se lasciasse il Veneto in mano a queste frange che lo stanno facendo scivolare in un clima di puro populismo. Oggi è la questione dei profughi, risibile, si tratta di poche centinaia di persone; ma domani il virus estremista potrebbe colpire a morte su questioni ben più gravose, come la crisi industriale e dell'occupazione».
«E' necessario che Zaia torni in consiglio regionale a spiegare le ragioni del suo voltafaccia che sta provocando perfino il blocco dei finanziamenti previsti per garantire vitto e alloggio ai rifugiati», rincarano Pietrangelo Pettenò (Sinistra) e Gennaro Marotta (Idv) «qualora il governatore non proceda in questa direzione, siamo pronti a raccogliere le firme per indire una seduta straordinaria del consiglio veneto».
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